Lady Violet di Downton Abbey è la madrina dei freelance

E così Downton Abbey è giunto alla conclusione. Dopo sei stagioni diciamo addio alla celebre serie creata da Julian Fellowes. Io l’ho seguita sin dall’inizio e l’ho apprezzata nel complesso, malgrado ci siano stati alti e bassi… no, non mi riferisco alla dinamica upstairs e downstairs della serie, bensì a svolte più o meno brillanti nel corso delle sei stagioni.

Senza dubbio il successo di Downton Abbey si deve agli indimenticabili personaggi, alle loro storie che si sono intrecciate negli anni e che ci hanno fatto emozionare, gioire, infuriare e commuovere.

Il personaggio più amato? Lei e soltanto lei, la straordinaria Lady Violet Crawley, la Contessa Madre di Grantham, interpretata dalla leggendaria Dame Maggie Smith.

Lady Violet è ormai un personaggio iconico universalmente adorato dagli spettatori di tutto il mondo. Ci ha conquistato con la sua arguzia, le battute brillanti, l’orgoglio e l’ostinazione accompagnati da un’incrollabile lealtà alla famiglia. Ma è stato soprattutto il suo sarcasmo irresistibile a consacrarla come il personaggio più amato di Downton Abbey.

Esistono numerose raccolte dei momenti migliori di Lady Violet in Downton Abbey, in particolare citazioni, gif e omaggi video.
Così ho deciso di celebrare la mitica Lady Violet proponendola come madrina dei freelance. Ecco una serie di momenti che la vedono protagonista e riescono sempre a strappare una risata.

Lady Violet di Downton Abbey e il lavoro freelance:

1. Quando ti chiedono se lavorare da casa è un lavoro.

2. Quando il cliente si complimenta per l’eccellente lavoro che hai svolto.

3. Quando sei abituato alle email di lavoro ma ricevi una telefonata di lavoro.

4. Quando il cliente ti dice che il budget per il progetto è limitato.

5. Quando ti propongono di lavorare gratis per ottenere visibilità.

6. Quando qualcuno si permette di dubitare delle tue competenze.

7. Quando hai tanti lavori da consegnare la settimana successiva e ti augurano un buon fine settimana.

8. Quando il cliente ti paga alla consegna della fattura.

9. Quando non ne puoi più di lamentele e hai bisogno di una botta di motivazione.

10. Quando hai consegnato il lavoro e sei prontissimo a ricevere altri incarichi.

Ghironda Summer Festival, un travolgente incontro di culture

Il Ghironda Summer Festival è una manifestazione all’insegna della multiculturalità in cui scoprire culture, tradizioni e artisti dei cinque continenti. Un’esperienza preziosa per vivere in prima persona i suoni, le suggestioni, i colori e le emozioni della cultura popolare di ogni angolo della Terra.

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La Ghironda è stata una bellissima occasione per incontrare culture provenienti da tutto il mondo. Grazie al suo spirito itinerante, puoi immergerti nella musica, la danza, l’arte e l’intrattenimento e rimanere affascinato dall’artigianato multietnico mentre (ri)scopri i luoghi storici della Puglia.

Sono tante le espressioni artistiche che mi hanno conquistato: dal reggae dei Microguagua alle illusioni di Sean Rooney del Cirque du Soleil, fino alle danze, le maschere, gli strumenti a percussione e l’ammaliante Danza del Fuoco degli indiani Milon Mela.

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E poi lo spettacolo offerto dagli acrobati Asante del Kenya, che lascia letteralmente senza fiato. asante-ghironda-2

Tra salti acrobatici, equilibrismi, piramidi umane e giochi di fuoco, gli artisti divertono con la loro simpatia e autoironia, sprigionando un’energia gioiosa e suscitando quel senso di stupore e meraviglia che si prova da bambini.

Mi hanno ammaliato i Sesto Sol di Città del Messico con le musiche, gli strumenti, le danze ipnotiche e i rituali degli Aztechi in omaggio al Sole, alla Luna e alla Terra, spiegando inoltre il significato dei costumi e delle tradizioni sempre vive della loro cultura. I ritmi e i movimenti incalzanti trasportano in altri luoghi, creando una suggestione travolgente.

E come i Sesto Sol, anche i peruviani Sayaka Inka hanno trasmesso un grande messaggio di fratellanza, che è alla base di questa manifestazione artistica e multiculturale.

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Come dimostra la Ghironda, la diversità è una ricchezza da accogliere, rispettare e ospitare, come se facessimo parte di una famiglia senza confini.

Hai paura? È il momento giusto di saltare!

Il momento di saltare è sempre e solo uno: quando abbiamo una gran paura.
Che si tratti di una scelta della vita privata o di una decisione che riguarda la professione, la paura è il mezzo per catalizzare la motivazione.

Potrebbe sembrare un paradosso, visto che quando abbiamo paura ci ritroviamo in uno stato di immobilità che ci induce a rimanere dove siamo, a non muovere un passo oltre, come se fossimo sull’orlo di un precipizio. E allora come si fa ad andare avanti, se restiamo fermi?

a most violent yearDi recente ho visto 1981: Indagine a New York (A Most Violent Year), il film di J.C. Chandor con due strepitose interpretazioni di Oscar Isaac e Jessica Chastain.

Tra le varie cose che ho apprezzato del film, c’erano diversi spunti e strategie imprenditoriali che possono essere di ispirazione. Perché in un contesto dominato dalla corruzione e disseminato di vie facili da seguire solo a patto di compromettere l’onestà, ho intravisto uno spiraglio: il modo giusto per affrontare le cose è agire con integrità e correttezza. Sta a noi valutare, decidere e agire di conseguenza. Anche perché alla fine di tutto finisci per imbatterti nella tua coscienza.

Così il salto nel vuoto è un rischio, un po’ come quella volta in cui hai imparato a tuffarti da uno scoglio molto alto. Ricordi il modo in cui tremavi all’idea di affrontare quella profondità che ti sembrava un abisso? Avevi paura dell’ignoto e quello era il momento giusto di saltare.

La paura non deve paralizzarti, devi cercare di razionalizzare ciò che stai provando e buttarti. Solo così non rimarrai al punto in cui ti trovi, ma potrai proseguire oltre trovando il giusto equilibrio fra prudenza, coraggio e un po’ di avventatezza.

“When it feels scary to jump, that is exactly when you jump. Otherwise you end up staying in the same place your whole life.”
A Most Violent Year

Cosa ci insegna Samantha Cristoforetti

Samantha Cristoforetti ha realizzato il sogno di tutti noi. E al suo ritorno sulla Terra dopo 200 giorni nello spazio, non si può fare a meno di pensare a questo viaggio astrale condiviso con lei.

Da bambina volevo fare l’astronauta. Questo accadeva ancor prima di sapere cosa fosse la vocazione lavorativa, quando avevo circa cinque anni e non avevo ancora imparato a leggere e a scrivere, ma gli adulti facevano la solita domanda: “Cosa vuoi fare da grande?”.
Certo, in quel periodo si susseguivano risposte piuttosto diverse, ma l’astronauta era una possibilità che mi affascinava molto.

Sono sicura che quasi tutti abbiamo avuto questo desiderio. E anche se poi abbiamo cambiato idea, lo spazio lassù è sempre rimasto qualcosa di ammaliante.

Samantha Cristoforetti torna sulla Terra dopo aver trascorso 199 giorni e 18 ore nello spazio, battendo una serie di record dal 23 novembre 2014 all’11 giugno 2015.

Grazie alle sue doti di comunicazione sui social network, ci è sembrato di accompagnarla in questa lunga avventura. Samantha ha condiviso con noi il suo lavoro quotidiano a bordo dell’ISS e ci ha permesso di contemplare insieme a lei gli straordinari scorci della Terra vista dallo spazio.

Con i suoi tweet come @AstroSamantha durante la sua spedizione abbiamo imparato tanto da lei.
Perché Samantha Cristoforetti ci insegna a guardare il mondo da un’altra prospettiva.

Senza dubbio ha affrontato difficoltà importanti e duri allenamenti, ma ci ha mostrato che il duro lavoro alla fine premia e ti consente di realizzare i tuoi sogni. E ha fatto tutto questo mostrando sempre il suo sorriso, con ironia ed entusiasmo.
Anche quando il rientro di Samantha e dei suoi compagni di viaggio è stato posticipato di un mese, ha accolto con favore questo imprevisto.

E come lei ci ha mostrato nelle sue foto spaziali, non dobbiamo dimenticare quella meraviglia che ci permette di guardare il mondo con nuovi occhi.

Foto scattata da Samantha Cristoforetti

Foto scattata da Samantha Cristoforetti

Samantha è un’italiana esemplare, e non perché ha assaggiato il primo caffè espresso nella storia dello spazio con un esperimento per lo studio della dinamica dei fluidi. Samantha Cristoforetti ci rende fieri con le sue conoscenze tecniche, gli studi e l’esperienza, le notevoli competenze linguistiche e il suo modo di essere.

Impegno, condivisione, entusiasmo e quel senso di stupore che allaccia la nostra vita adulta al bambino con il naso all’insù che fa parte del passato: ecco Samantha, che voleva fare l’astronauta. E che ci ha insegnato che mirare alle stelle è possibile.

I libri, la lettura e io

I libri rappresentano una compagnia preziosa della mia vita, una presenza costante che mi ha arricchito da bimba e continua ad arricchirmi da adulta.

Sin da bambina, poco dopo aver imparato a leggere, ho sempre adorato immergermi tra le pagine di un libro. E nel corso degli anni mi sono appassionata a generi diversi, ho esplorato luoghi e conosciuto personaggi che ormai fanno parte di ciò che sono e che spesso diventano un riferimento nella vita quotidiana.

Per me la lettura è un rifugio, una fuga, una scoperta. Ma la lettura è soprattutto condivisione.
Può sembrare una cosa paradossale, dato che leggere un libro è un’attività solitaria, uno dei rari momenti da dedicare a se stessi.

Eppure la lettura è sempre stata un’esperienza che amo condividere. Come i libri e gli scrittori scoperti insieme alla mia sorella gemella sin da quando eravamo bambine. E le preferenze così simili ancora oggi, che ci permettono di confrontare le nostre impressioni in uno scambio incessante e ricco di stimoli.

E poi grazie ai libri ho conosciuto persone meravigliose. Da una passione letteraria in comune sono nate amicizie profonde e oggi queste sono tra le persone più care della mia vita. Viviamo le stesse emozioni, insieme condividiamo interessi, affinità ed esperienze.

Magari è una cosa scontata: una traduttrice adora leggere. Senza dubbio l’amore per la lettura ha alimentato la mia passione per la traduzione, fino a decidere di consacrarmi a essa per lavoro. Sono certa che ogni traduttore ha accarezzato per un po’ l’idea di dedicarsi alla traduzione letteraria, finendo spesso per prendere altre direzioni. E poi i traduttori hanno un modo tutto loro di leggere i libri

Insomma, non posso fare a meno dei libri. Anche perché la lettura è il mezzo per conoscere sensibilità, modi di pensare e idee che alla fine diventano propri, come accade quando uno scrittore diventa uno dei massimi modelli di ispirazione della vita.

Gli Oscar 2015 celebrano le differenze culturali

Gli Oscar 2015 si sono conclusi e, fra i meritati vincitori, spiccano i momenti che celebrano le differenze culturali che arricchiscono il cinema e la vita.

Sono rimasta piacevolmente colpita dall’apporto multiculturale di questa edizione degli Oscar. Al di là dell’esito e dei meriti dei vincitori (che condivido quasi in toto), la notte più importante del cinema ha rivelato l’importante contributo delle differenze culturali nel panorama cinematografico.

La multiculturalità del cinema agli Oscar 2015 è indubbiamente evidente nelle varie nazionalità dei vincitori, dall’italiana Milena Canonero (Migliori Costumi) al francese Alexandre Desplat (Migliore Colonna Sonora), fino al trionfo del Messico con lo straordinario Birdman che ha conquistato 4 Oscar conferiti a talenti messicani per la Migliore Fotografia (del grande Emmanuel Lubezki), la Migliore Sceneggiatura Originale, la Miglior Regia e il Miglior Film.

Molti non hanno apprezzato la battuta di Sean Penn quando ha aperto la busta per annunciare il vincitore del Miglior Film. Prima di rivelare il titolo, l’attore ha detto: “Chi ha dato la Green Card a questo figlio di p*****a?” riferendosi al regista messicano Alejandro G. Iñárritu. Certo, Penn aveva un’aria seriosa, ma il suo riferimento era ironico e rivolto a un grande amico.

E così la Migliore Regia va a un regista messicano per due anni consecutivi, dopo che Alfonso Cuarón ha vinto l’Oscar per Gravity lo scorso anno. Ma è stato particolarmente bello il modo in cui Iñárritu ha chiuso il suo discorso finale, dedicando l’Oscar ai messicani che meritano di essere trattati con dignità e rispetto come chi ha costruito “questa incredibile nazione di immigrati”.

Il momento più alto della serata è stato però un altro: il discorso di accettazione di John Legend e Common che hanno vinto l’Oscar per la Migliore Canzone Originale (“Glory” del film Selma). Come hanno ricordato, la lotta per la giustizia e la libertà è più attuale che mai, considerando il crescente clima di violente discriminazioni nei confronti dei neri negli Stati Uniti.

Anche nella notte che celebra la settima arte è giusto ricordare la battaglia per i diritti civili contro le discriminazioni nel mondo per motivi di “razza, genere, religione, orientamento sessuale e ceto sociale”. Perché il cinema deve riflettere la realtà.

E come ha concluso John Legend: “We are with you, we see you, we love you and march on”.

Quando ho dato del “vous” alla nonna

Anni fa, nel bel mezzo di un pranzo, mi capitò di dare del “vous” alla cara nonna.

Frequentavo l’ultimo anno di liceo. Una domenica di primavera la famiglia era riunita per il pranzo e c’era anche la mia nonna paterna.

Mio padre aveva l’abitudine di voler mostrare i progressi delle figlie in quell’ultimo anno di scuola superiore frequentato dalle studentesse gemelle della famiglia. Insomma, la classica pratica del genitore orgoglioso delle figlie modello, le quali sono comunque indispettite da questa richiesta di esibizione, alla pari del piccolo Mozart sfoggiato orgogliosamente dal padre nelle corti europee come una scimmia ammaestrata.

mozart

A un certo punto papà invita la mia sorella gemella a mostrare alla nonna alcuni figurini di moda da lei disegnati. Erano splendidi, creativi e originali.

La figlia poliglotta non ha nulla di tangibile da mostrare. Così papà mi sollecita: “Di’ qualcosa in francese”.

E qui apro una parentesi. Questa è una di quelle cose che mi irritano parecchio. Sai le lingue e quelli che non parlano neppure una lingua straniera ti dicono: “Parla in inglese” in un contesto del tutto fuori luogo, giusto per dare una dimostrazione mentre gli altri ti fissano a bocca aperta come se ci fosse un oracolo a sciorinare profezie.

Un po’ come succede ai cantanti. Dai loro una chitarra e pretendi: “Cantaci qualcosa” (Ti dice niente Llewyn Davis?).
Non è bello, ecco. Perché uno si guadagna da vivere (ad esempio con le lingue, con la musica…) e poi queste richieste a bacchetta lo pongono su un palcoscenico umano al quale non appartiene.

Ma torniamo alla richiesta “Di’ qualcosa in francese”.

Non potevo rifiutare di fronte alla mia cara nonnina. Così guardo la tavola alla quale eravamo seduti, poi il suo piatto, e descrivo semplicemente l’azione che lei stava facendo, cioè mangiare un secondo di carne.

Dico: “Vous êtes en train de manger de la viande“.

Ciò che mi preme evidenziare non è il dolce viso della nonna ammirato al suono di queste parole per lei misteriose, bensì l’istinto di darle del “vous” in francese.

In italiano le ho sempre dato del tu, ma in quel momento ho utilizzato il “vous” spontaneamente, magari senza esserne consapevole fino in fondo.

In francese il “vous” è molto più utilizzato del “lei” di cortesia in italiano. Non è una forma di distacco, freddezza o distanza dall’interlocutore, ma una manifestazione di rispetto, una forma di educazione, riguardo e considerazione per l’altro. Questa insita eleganza linguistica è uno dei motivi per cui amo tanto il francese.

Ho voluto raccontarti questo aneddoto per dimostrarti che in una lingua straniera contano anche le sottili sfumature che la rendono unica ed è possibile trasformare le conoscenze linguistiche in esperienze che arricchiscono anche in modo inconsapevole. 🙂

6 citazioni di Natale per te

Il Natale è alle porte, i regali impacchettati, i messaggi di auguri spediti, i preparativi finali in corso. E per augurarti Buone Feste, ti lascio queste citazioni di Natale in cui riconoscerai qualcosa di te, ne sono certa. Leggile con calma e rifletti.

Citazioni di Natale per te

Ho sempre pensato al Natale come a un bel momento. Un momento gentile, caritatevole, piacevole e dedicato al perdono. L’unico momento che conosco, nel lungo anno, in cui gli uomini e le donne sembrano aprire consensualmente e liberamente i loro cuori, solitamente chiusi.” (Charles Dickens)

A Natale tutte le strade conducono a casa.” (Marjorie Holmes)

Vorrei poter mettere lo spirito del Natale all’interno di un barattolo e poterlo tirare fuori mese per mese, poco alla volta.” (Harlan Miller)

Che cos’è il Natale? È tenerezza per il passato, coraggio per il presente, speranza per il futuro. È il fervido auspicio che ogni tazza possa strabordare di benedizioni eterne e che ogni strada possa portare alla pace.” (Agnes M. Pharo)

Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno.” (Charles Dickens)

Alcuni suggerimenti per un regalo di Natale: perdono per un tuo nemico, tolleranza per un tuo avversario, il tuo cuore per un tuo amico, un buon servizio per un tuo cliente. Carità per tutti e buon esempio per i bambini. Rispetto per te stesso.” (Oren Arnold)

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Buon Natale!

I Dieci Comandamenti… del traduttore

In questi giorni non si fa che parlare de I Dieci Comandamenti grazie alle due serate con Benigni trasmesse in tv. E a proposito di Decalogo: quali sono i Dieci Comandamenti del traduttore?

L’appuntamento televisivo con Roberto Benigni è uno dei rari piaceri della tv italiana. Così ho guardato volentieri le due serate dedicate al Decalogo e il commento di Benigni, come sempre, è un’ispirazione.

Allora ho cercato di trovare una corrispondenza con la mia professione e mi sono chiesta:

Quali sono i Dieci Comandamenti del traduttore?

Ho elaborato questo Decalogo che spero farà sorridere i colleghi e i non addetti ai lavori. Se non si fosse capito, ciò che segue è una lettura ironica della figura del traduttore freelance. 🙂

I Dieci Comandamenti (semiseri) del traduttore:
  1. Non avrai altra premura all’infuori della qualità.
  2. Non nominare San Girolamo invano.
  3. Ricordati di santificare il weekend.
  4. Onora il cliente e il Project Manager.
  5. Non uccidere il senso.
  6. Non commettere errori imperdonabili.
  7. Non rubare i clienti dei colleghi.
  8. Non scrivere falsi traducenti.
  9. Non desiderare il committente d’altri.
  10. Non desiderare il talento d’altri.

Cosa puoi imparare da Albert Camus?

Albert Camus è un maestro di vita in grado di ispirare, motivare e invitare all’azione grazie alla sua eredità letteraria. Se non lo hai mai letto, ti stai perdendo un mondo. Se invece le sue opere ti sono familiari, sai bene di cosa sto parlando.

Premio Nobel per la Letteratura, nato in Algeria il 7 novembre 1913 e morto prematuramente il 4 gennaio 1960, Camus è stato un uomo infaticabile, un artista impegnato, scrittore, giornalista, filosofo, drammaturgo, saggista.
Mi è difficile parlare di lui al passato: Albert Camus non è solo il mio scrittore preferito, ma una delle massime fonti di ispirazione della mia vita.

Ho scoperto Camus a 18 anni quando ho letto L’Etranger (Lo Straniero) per la prima volta e sono rimasta folgorata. Lo stile elaboratamente semplice, le idee complesse, ma espresse in modo chiaro e diretto, e che idee!

Per me Camus è un punto di riferimento costante. La devozione che provo per lui mi ha portato a scrivere la tesi di laurea in francese sviluppando un tema affascinante e centrale delle sue opere: l’esilio.
Almeno una volta all’anno ho bisogno di leggere o rileggere una sua opera. Non saprei tutt’ora scegliere la mia preferita. Tra romanzi, saggi e opere teatrali, Camus è un autore di folgorante attualità che ha lasciato un patrimonio di idee alle quali possiamo attingere in continuazione e, soprattutto, mettere in pratica.

La sua splendida analisi sulla condizione umana nasce da riflessioni personali fino ad abbracciare in modo universale i concetti di assurdo e di rivolta. E Camus è lungi dall’essere pessimista, come l’hanno definito alcuni, ma un uomo votato alla solarità.

Puoi imparare tanto dall’inestimabile lucidità del suo pensiero. Camus ti insegna innanzitutto ad avere coscienza dei tuoi limiti, eppure a non abbandonare un atteggiamento costruttivo. Perché la forza d’animo conta anche più del risultato ottenuto.

E Camus ti invita a non cercare alcuna consolazione, ma a trovare sempre la forza di ricominciare, caricare il fardello sulle spalle e lottare per raggiungere la cima, proprio come Sisifo.
Essere un uomo è un compito faticoso, perché devi misurarti con i tuoi fallimenti e fragilità. Ma devi imparare ad affrontare consapevolmente ciò che ti spaventa, a vivere le tue scelte con responsabilità, senza cedere, ma inseguendo valori come la condivisione.

Ammettiamolo. Siamo sempre sopraffatti dalle ansie per il futuro, siamo tormentati da ciò che abbiamo e non abbiamo fatto in passato, tanto da dimenticare l’importanza di ogni attimo.
Invece sbagliamo.
Ecco la lezione indimenticabile di Camus:

La vera generosità verso l’avvenire consiste nel dare tutto al presente.
Albert Camus