La localizzazione sui social media

La localizzazione è un’attività che non riguarda solo testi, prodotti e siti web, ma anche i social media. Perché per una strategia di marketing di successo spesso la traduzione non basta.

I social media sono ormai necessari per potenziare la comunicazione online di un’azienda, un’attività professionale o una struttura ricettiva. E sono utili anche a intercettare potenziali clienti all’estero grazie a specifiche strategie di web marketing sui social.

La pratica più diffusa consiste nella semplice traduzione di tweet su Twitter e di aggiornamenti di stato su Facebook. Ma questo a volte non è sufficiente.

Invece della traduzione occorre servirsi della localizzazione.
Per ottenere risultati concreti con gli utenti stranieri, una strategia di social media marketing deve tenere presente non solo i fattori linguistici (lingua, terminologia, stile dell’utente) ma anche:

  • Il contenuto da adattare al Paese o cultura di riferimento
  • I canali social da utilizzare

Innanzitutto il contenuto deve essere adattato alla cultura di riferimento.
Per esempio, se un’azienda cosmetica o di abbigliamento intende intercettare utenti dell’Estremo Oriente sui social perché mira a esportare i suoi prodotti in quei Paesi, è sconsigliato pubblicare immagini di donne nude o in bikini sui profili social aziendali, perché queste immagini potrebbero urtare la sensibilità degli utenti asiatici e scoraggiarli all’acquisto.

Pertanto la localizzazione sui social media riguarda anche il contenuto da pubblicare o condividere, che deve essere adattato a un Paese specifico, a un’area geografica o a un determinato gruppo culturale, a seconda degli obiettivi di marketing e vendita.

Bisogna anche ricordare che nel mondo i canali social più popolari non sono necessariamente quelli che noi utilizziamo più spesso.
In Cina è impossibile accedere a Facebook, come ho potuto sperimentare l’anno scorso, perché Facebook è bloccato dai firewall del governo. Quindi è inutile adottare una strategia di social media marketing mirata ad attirare gli utenti cinesi su questo canale. Sarebbe invece preferibile utilizzare altri social network, come Qzone, che in Cina conta 388 milioni di utenti registrati.

Grazie alla localizzazione sui social media, puoi incrementare le tue possibilità di successo tenendo conto non solo di fattori linguistici, ma anche delle abitudini degli utenti stranieri sui social network.

Il mio 2014 in immagini sparse

Il 2014 volge al termine. Ma ammetto di avere qualche difficoltà nell’elaborare il tradizionale post di fine anno.

La tendenza diffusa (non solo nei blog) è questa: tirare le somme dell’anno appena trascorso, fare un bilancio di quanto realizzato, scrivere i propositi per il nuovo anno, guardare al passato con l’animo già proiettato al futuro.

Non credo di essere in grado di riassumere un intero anno in poche righe, ma è inevitabile che la mente ripercorra il passato alla ricerca di ciò che ha caratterizzato questi dodici mesi.
E allora si affacciano immagini sparse, ricordi e sensazioni del mio 2014.

  • Il viaggio in Cina, un’esperienza di vita a metà tra viaggio di lavoro e di piacere.
  • Le delusioni per le risposte non ricevute e i preventivi non accettati.
  • I momenti di formazione e aggiornamento professionale, lo studio e il bisogno di mettere in pratica quanto appreso.
  • Le ulteriori tappe di personal branding con l’apertura del sito e di questo blog all’inizio dell’estate.
  • Le emozioni indelebili che mi ha regalato il teatro inglese durante la vacanza a Londra.
  • Le persone conosciute, i momenti di networking, le prospettive di collaborazione.
  • Le sfide professionali del mondo della traduzione, nonché del turismo, gli alti e bassi della vita da freelance.

raffaella-lippolis-sitoE poi le risate, le strette di mano, le lacrime, la fiducia e la disponibilità offerte e ricevute, il desiderio di continuare a migliorare anche se mi fanno spesso notare che probabilmente sono fin troppo precisa. Non posso evitarlo. Una traduttrice non può fare a meno di andare alla ricerca della perfezione, come quando rilegge e revisiona un testo innumerevoli volte e smette di farlo solo perché è giunto il momento della consegna. Altrimenti continuerebbe all’infinito.

Così ora la traduttrice chiude il capitolo 2014 perché è giunto il momento di iniziare una nuova pagina.

I Dieci Comandamenti… del traduttore

In questi giorni non si fa che parlare de I Dieci Comandamenti grazie alle due serate con Benigni trasmesse in tv. E a proposito di Decalogo: quali sono i Dieci Comandamenti del traduttore?

L’appuntamento televisivo con Roberto Benigni è uno dei rari piaceri della tv italiana. Così ho guardato volentieri le due serate dedicate al Decalogo e il commento di Benigni, come sempre, è un’ispirazione.

Allora ho cercato di trovare una corrispondenza con la mia professione e mi sono chiesta:

Quali sono i Dieci Comandamenti del traduttore?

Ho elaborato questo Decalogo che spero farà sorridere i colleghi e i non addetti ai lavori. Se non si fosse capito, ciò che segue è una lettura ironica della figura del traduttore freelance. 🙂

I Dieci Comandamenti (semiseri) del traduttore:
  1. Non avrai altra premura all’infuori della qualità.
  2. Non nominare San Girolamo invano.
  3. Ricordati di santificare il weekend.
  4. Onora il cliente e il Project Manager.
  5. Non uccidere il senso.
  6. Non commettere errori imperdonabili.
  7. Non rubare i clienti dei colleghi.
  8. Non scrivere falsi traducenti.
  9. Non desiderare il committente d’altri.
  10. Non desiderare il talento d’altri.

Glossari sulla moda e risorse terminologiche

I glossari sulla moda sono uno strumento utile per chi lavora nell’industria della moda italiana. Il linguaggio della moda è infatti infarcito – talvolta in modo esagerato – di termini stranieri, per lo più inglesi e francesi.

Così oggi vorrei condividere alcune risorse disponibili online che fanno chiarezza sulla terminologia del settore.

L’industria della moda è multilingue, certo, ma l’inglese e il francese sono le lingue principali, benché le lingue orientali stiano diventando imprescindibili: aumentano sempre più i buyer stranieri attratti dal Made in Italy che provengono da Russia, Emirati Arabi, Corea e Giappone.

Queste risorse terminologiche non sono utili soltanto ai traduttori professionisti specializzati nella moda che lavorano con l’inglese, il francese e l’italiano, ma anche agli operatori del settore.

Qui di seguito le risorse linguistiche selezionate.

Glossari sulla moda:

Spero che queste risorse ti siano utili. Oppure se conosci qualcuno a cui possano essere d’ausilio, condividi questo post. Grazie!

4 suggerimenti per lavorare con un traduttore freelance

Per lavorare al meglio con un traduttore freelance, ti propongo questi suggerimenti.

1. Scegli il traduttore freelance in base alla combinazione linguistica e alla specializzazione.
Contatta un traduttore freelance che lavora con la combinazione linguistica di cui necessiti. Qual è la lingua di origine del progetto da tradurre? In quale lingua deve essere tradotto?
Se hai bisogno di una traduzione dall’italiano al francese, è inutile contattare un traduttore che lavora dall’italiano allo spagnolo.
Inoltre scegli un traduttore freelance specializzato nei settori che ti interessano. La specializzazione del traduttore è data dalla combinazione di formazione, competenze ed esperienza. Ad esempio, io non accetto incarichi di traduzioni giuridiche perché l’ambito giuridico non è un settore in cui sono specializzata.

2. Fornisci informazioni dettagliate sul progetto.
Il traduttore freelance deve sempre prendere visione del testo integrale per fornire un preventivo e accettare un lavoro.
Se disponi di materiale di riferimento per il traduttore, puoi facilitargli il lavoro inviandogli guide di stile, glossari utilizzati dall’azienda, trascrizioni di video per la traduzione dei sottotitoli. Questi strumenti semplificano il lavoro del traduttore consentendoti di risparmiare, perché il traduttore dedicherà meno tempo alla ricerca terminologica, e assicurano coerenza linguistica e stilistica.

3. Utilizza un formato editabile del testo, come Microsoft Word.
In caso di traduzioni di testi e non di progetti di localizzazione, è meglio preferire un formato che non deve essere convertito. Per facilitare il processo traduttivo e ottimizzare i costi, invia al traduttore freelance il progetto in un formato facilmente editabile, come Microsoft Word, invece di un PDF.

4. Specifica la data di consegna.
Il traduttore freelance ha sempre bisogno di una data di consegna del lavoro perché deve gestire diversi progetti e soddisfare vari clienti. Proponi dunque una data di consegna che il traduttore dovrà rispettare.
Ricorda che il fattore “urgenza” può influire sul costo di una traduzione, quindi è meglio non definire urgenti progetti che possono essere curati in tempi flessibili. Una traduzione può essere urgente se necessaria entro 24 ore dalla richiesta, ma alcuni committenti possono considerare urgente un progetto che il traduttore freelance deve consegnare entro una settimana.
La soluzione? È preferibile accordarsi su una data specifica per gestire i rispettivi impegni di lavoro.

Aggiungeresti qualche altro consiglio per migliorare la collaborazione fra un traduttore freelance e il committente?

7 cose da non dire a un traduttore freelance

1. Il traduttore e l’interprete sono la stessa cosa.

No. Sono due professioni diverse per le quali sono richieste competenze diverse. È vero che molti traduttori lavorano anche come interpreti e viceversa, ma non è detto che sia sempre così.
Ripeti con me: il traduttore scrive, l’interprete parla.
È chiara la differenza elementare?

2. Conosco un’altra lingua, quindi posso fare il traduttore.

Saper parlare una lingua non significa saper tradurre. Il professor François Grosjean ha detto:

Non basta avere due mani per essere un buon pianista, così come non basta sapere due lingue per essere un buon ‪traduttore‬ e interprete.‬

3. Come si dice questo in inglese? Che significa questa parola?

Il traduttore non è un vocabolario vivente!
Il traduttore freelance non ha ingerito il dizionario, né imparato a memoria ogni singola parola di una lingua straniera, così come un italiano non conosce ogni parola esistente della lingua italiana. Mi sai dire che cosa significa sicumera?

4. Basta che sai la lingua, non importa conoscere l’argomento.

E invece è essenziale che il traduttore conosca l’argomento del testo da tradurre per svolgere un lavoro ottimale. Se il traduttore è esperto di un determinato argomento, buona parte della terminologia è già acquisita, quindi traduce più rapidamente e a un prezzo più economico, perché il lavoro di ricerca e documentazione richiede un numero di ore inferiore rispetto alle tempistiche necessarie per un traduttore che ignora l’argomento del testo di partenza.

5. Traduci da casa? Ma è un lavoro?

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6. Conosci soltanto tre lingue?

Tre è un numero decisamente ragionevole. Non perché three is a magic number, ma perché è meglio diffidare di qualcuno che dice di parlare un numero esagerato di lingue straniere. Quanto è approfondita la sua conoscenza di queste sei-sette-otto lingue?

7. Non sopporto i traduttori simultanei della tv.

Peccato che i traduttori simultanei non esistono. Sono interpreti. E ciò che fanno si chiama interpretazione simultanea, non traduzione.

Di certo esistono altri luoghi comuni e frasi che fanno indispettire un traduttore freelance… collega traduttore, che cosa aggiungeresti in base alla tua esperienza?

Che cosa rende attraente una lingua straniera?

Esistono motivi personali e scientifici alla base delle nostre preferenze per una lingua straniera. Ma cosa prevale in realtà tra ragione e sentimento?

Adoro l’inglese e il francese da sempre, tanto da scegliere la traduzione come attività professionale che mi permette di impiegare queste lingue di lavoro insieme all’italiano. Però ammetto di prediligere l’accento, lo spelling, la pronuncia e il vocabolario britannico rispetto all’equivalente americano.
La mia passione per l’inglese britannico ha ragioni soggettive? Tra i tanti fattori possibili, potrebbe essere una conseguenza della smodata ammirazione che nutro per le produzioni della BBC… ma è davvero così?

Di certo l’esperienza personale influisce sulla predilezione per una lingua straniera.

Inoltre un’associazione mentale può avere un impatto negativo nei confronti di una lingua.
Esempio: un ascoltatore superficiale non sopporta la lingua tedesca perché, purtroppo, la associa al nazismo e considera questa lingua come simbolo di asprezza, rigidità, atteggiamento inflessibile. Invece il tedesco è la lingua romantica per eccellenza, visto che il Romanticismo ha radici profondamente tedesche.

Eppure una lingua appare più o meno attraente per ragioni non del tutto soggettive. Secondo gli studi della sociolinguistica, esistono fattori rigorosi alla base:

  • Se una lingua è ampiamente diffusa (come l’inglese), tendiamo a preferirla a una lingua minore utilizzata da una piccola comunità.
  • Lo status politico, economico, culturale e sociale di un Paese influisce sulle nostre preferenze.
  • Se abbiamo una percezione positiva di una determinata comunità linguistica, allora tendiamo ad apprezzare maggiormente la lingua di tale comunità.

E le nostre impressioni prettamente personali?
Credo che il suono, la musicalità, l’armonia e la familiarità di una lingua abbiano una certa influenza soggettiva. Ognuno di noi preferisce una lingua rispetto a un’altra per ragioni individuali e difficili da razionalizzare, ma che forse sono legate alla sfera emotiva, alle esperienze vissute in prima persona, alle associazioni mentali ispirate da una lingua straniera.

Tuttavia è difficile distinguere tra i fattori che prevalgono nelle nostre preferenze: “ragione e sentimento” sono equamente coinvolti.

Spero che queste parole ti abbiano indotto a riflettere sulle tue percezioni personali.
Perché preferisci una lingua straniera piuttosto che un’altra? Riesci a individuare i motivi alla base delle tue preferenze?

Aspetto la tua opinione. 😉

Perché celebrare la Giornata Mondiale della Traduzione

Le origini della festa

Il 30 settembre si celebra la festa di San Girolamo (o Gerolamo), santo protettore dei traduttori. San Girolamo, morto il 30 settembre 420, fu infatti un ottimo traduttore. A lui si deve la Vulgata, la prima traduzione completa in latino della Bibbia a partire dal testo in greco ed ebraico.

Rifacendosi agli insegnamenti di Cicerone e Orazio, San Girolamo adottò un approccio decisamente moderno nei confronti della traduzione:

Non rendo la parola con la parola, ma il senso con il senso.

Questo è l’approccio che denota la professionalità del traduttore. La traduzione non è la semplice sostituzione di parole, ma consiste nel trasferire il significato, le sfumature linguistiche e culturali del messaggio originale. La traduzione è l’esatto trasferimento del testo da una lingua all’altra, che richiede una sensibilità del tutto umana.

La traduzione e la vita

Traduco, ergo sumusCome Cartesio e il suo “Cogito, ergo sum” (Penso, dunque sono) e la rielaborazione filosofica di Camus con la massima “Je me révolte, donc nous sommes” (Mi rivolto, dunque siamo), propongo questo motto:

Traduco, ergo sumus.
Traduco, dunque siamo.

Senza il traduttore professionista, il mondo della comunicazione non esisterebbe. E il motivo è molto semplice.

Il lavoro del traduttore contribuisce all’esistenza di ognuno di noi. È un’impresa che, anche se svolta in relativa solitudine, influisce sul mondo intero.
Senza il traduttore professionista non conosceresti il cinema internazionale, non vedresti film, serie televisive, documentari provenienti da tutto il mondo; non leggeresti il 90% di libri, articoli, giornali, riviste; non compreresti prodotti provenienti da aziende estere; non avresti accesso a innumerevoli servizi; non potresti internazionalizzare la tua azienda; non saresti in grado di far funzionare un dispositivo o un macchinario senza le istruzioni d’uso.

La traduzione è implicata in ogni momento della nostra quotidianità. Possiamo accedere con facilità a notizie, interviste, dibattiti culturali, programmi, letture, pubblicità, acquisti, che sarebbero invece inaccessibili senza la mediazione linguistica e culturale.

Quindi esistiamo anche grazie ai traduttori, figure professionali che spesso rimangono dietro le quinte, ma che di fatto rendono possibile la vita di tutti.

Senza un traduttore non avresti mai letto il tuo libro preferito, né visto il tuo film irrinunciabile né potresti utilizzare il prodotto di cui non puoi fare a meno.

Perché celebrare la Giornata Mondiale della Traduzione?
Perché è giusto, almeno un giorno all’anno, ricordare l’importanza della traduzione nella nostra vita, esserne consapevoli e ringraziare quei professionisti che rendono tale la nostra esistenza con il loro lavoro.

Traduco, ergo sumus.

Perché tradurre il sito di un B&B

Ci sono vari motivi per cui tradurre il sito di un B&B.

Il sito multilingue è di certo un trampolino di lancio per qualsiasi azienda. Ma il settore turistico è uno dei principali ambiti in cui la traduzione multilingue del sito web di un albergo, una struttura ricettiva o un Bed and Breakfast è un ottimo biglietto da visita.

Senza dubbio la versione in inglese del sito di un B&B è obbligatoria. Un B&B che non vuole limitarsi al turismo nazionale, bensì puntare a clienti di altre nazionalità, è tenuto a far tradurre il proprio sito in lingua inglese.

Tuttavia, il 70% degli utenti preferisce visitare un sito tradotto nella propria lingua, che non è necessariamente l’inglese.

Ma in quali altre lingue bisogna tradurre il sito di un B&B? Quali criteri adottare nella scelta delle lingue?
Il target di riferimento

Come in ogni strategia di marketing, bisogna puntare a un pubblico di riferimento. Scegliere il proprio target è infatti un’azione indispensabile per ottenere risultati.

Anche se il cinese mandarino è la lingua più parlata sul web (dopo l’inglese), non è detto che il sito del B&B debba essere tradotto in cinese.
Il B&B deve considerare il bacino di turisti stranieri più ampio sul suo territorio. Ad esempio, in Puglia la percentuale di turisti francesi e tedeschi è sempre molto alta. Pertanto è consigliabile tradurre il sito del B&B pugliese in francese e tedesco, così da poter attirare un maggior numero di visitatori stranieri che decidono di prenotare presso la struttura.

Ma esiste un altro motivo per cui tradurre il sito di un B&B.

Vincere la concorrenza

Purtroppo è un dato di fatto.
Molte strutture ricettive decidono di presentare la versione multilingue del proprio sito web per attirare turisti stranieri. Ma invece di affidare il lavoro a traduttori professionisti, scelgono un mediocre “fai da te”: le traduzioni automatiche (eseguite ad esempio da Google Translate).

Le traduzioni automatiche sono indubbiamente rapide, ma provocano un danno imbarazzante.
Per risparmiare e non pagare un traduttore professionista, si ottengono traduzioni di pessima qualità: un’accozzaglia di parole accostate senza logica né sintassi e spesso con pessimi traducenti.

Di fronte a contenuti di questo tipo, un visitatore straniero fugge dal sito web ritenendolo inaffidabile e poco professionale, preferendo investire i propri soldi presso un’altra struttura, un B&B il cui sito è tradotto con cura da un esperto della sua lingua e della sua cultura.

Quindi la traduzione effettuata da un professionista consente di fare bella figura: il visitatore straniero prenoterà la propria vacanza nel B&B che ai suoi occhi si presenta come un’opzione sicura, perché i contenuti ben tradotti del sito lo mettono a suo agio e gli ispirano fiducia.

In tal modo questo B&B ha battuto la concorrenza di altre strutture ricettive, assicurandosi clienti.

Ti sembrano motivi sufficienti per tradurre il sito di un B&B?

Come tradurre il silenzio

 

Se non conosci la sua lingua, non comprenderai mai il silenzio dello straniero.

Stanislaw Jerzy Lec

Probabilmente ciò è vero anche per la cultura. Non è detto che bisogna conoscere la lingua dello straniero per comprendere il suo silenzio, ma forse è preferibile avere qualche nozione di comunicazione interculturale per evitare malintesi, soprattutto se stai negoziando con un potenziale cliente estero.

Per concludere la trattativa a tuo favore e non fraintendere l’interlocutore, è infatti opportuno curare la comunicazione paraverbale, cioè il modo in cui qualcosa viene detto. Questo aspetto include anche il silenzio.

Ti è mai capitato di sentirti a disagio di fronte al silenzio dell’altro?

Le differenze culturali si rivelano anche nel significato del silenzio, che assume un valore diverso a seconda delle circostanze, del contesto, della cultura di appartenenza di due o più interlocutori.

Rispetto

Le culture asiatiche, in particolare quella giapponese, attribuiscono un ruolo importante al silenzio: si tratta di una forma di rispetto nei confronti dell’interlocutore, la manifestazione di un ascolto attento alle parole dell’altro. Esattamente l’opposto di quanto saremmo portati a pensare.

Un italiano, un americano, un francese, un inglese penserebbero invece il contrario.

Ad esempio, uno di loro conclude un intervento, un discorso, o pone una domanda; si aspetta quindi una risposta o una reazione immediata da parte dell’altro. Il giapponese (o l’interlocutore asiatico) rimane in silenzio per qualche istante prima di prendere la parola. Allora l’altro pensa che c’è qualcosa che non va, magari non è stato capito, il messaggio non è giunto in modo efficace: avverte questa pausa come un momento di imbarazzo e magari interviene nuovamente per chiedere spiegazioni.

In questo modo il silenzio dell’altro non è stato rispettato, perché la sua pausa era voluta, era un momento di riflessione atto a dimostrare l’interesse suscitato dall’intervento, tale da meritare qualche istante di silenzio prima di prendere la parola. Ed è qui che la comunicazione fallisce.

In questi casi il silenzio è quindi una parte fondamentale del discorso. Pertanto occorre inserire un maggior numero di pause per rendere la nostra comunicazione efficace.

Imbarazzo

L’italiano, lo spagnolo, le culture mediterranee e, in genere, quelle occidentali, tendono a evitare il silenzio, ritenendolo una fonte di disagio, un aspetto da evitare nella comunicazione. Per questo si tende a riempire il “vuoto” con interventi o commenti banali, si preferisce parlare di nulla pur di eludere l’imbarazzo suscitato dal silenzio.

Quante volte hai parlato del meteo pur di riempire una pausa nella conversazione?
Oppure pensa all’irritazione che spesso provi di fronte a lunghi momenti di silenzio in un film, mentre una battuta o un dialogo anche privi di contenuti interessanti ti sembrano più naturali.

Per tali ragioni, l’italiano o le persone appartenenti alle culture citate qualche rigo più sopra appaiono come molto loquaci, intenti a chiacchierare in continuazione.

Occorre quindi ricordare il valore culturale del silenzio.

Ma il consiglio più utile è questo: rispettare sempre la cultura dell’altro, mostrare curiosità verso le differenze ed essere umili. La nostra cultura è solo una prospettiva possibile tra le tante e non si finisce mai di imparare. Anche dal silenzio.