Gli occhi di un traduttore sono abituati a individuare gli errori di un testo. Ma cosa fare se gli errori sono nel testo da tradurre?
Questo dilemma non riguarda la qualità della traduzione, ma la presenza di piccole o grandi pecche nel file da tradurre: sviste dovute alla distrazione, errori di battitura, contraddizioni.
Non si tratta di fare i maestrini con la penna rossa. I traduttori sono decisamente abili nell’individuare gli errori perché abituati a fare millemila revisioni: leggono e rileggono le proprie traduzioni per evitare sviste nel testo finale prima di consegnarlo al cliente.
Così un traduttore è in grado di individuare un errore che agli occhi altrui è sfuggito. Potrebbe essere una banale svista, oppure un orrore di grammatica o un controsenso che altera il significato.
La traduzione deve essere fedele all’originale: la terminologia, il significato, lo stile e ogni sfumatura del testo di partenza devono essere presenti nel testo di arrivo.
Ma come comportarsi se nel testo da tradurre ci sono degli errori?
Dobbiamo riprodurli anche nella traduzione? È lecito correggere il file d’origine o non ci è consentito?
Una volta stavo traducendo un contratto e mi accorsi di un errore nel testo originale: in un paragrafo inglese le due Parti erano state invertite, generando un controsenso.
Prima di tradurre in italiano quel passaggio, contattai il cliente e segnalai l’errore. Il cliente mi ringraziò, così ebbi la possibilità di ristabilire il senso della frase nella traduzione, restituendo l’effettivo ruolo delle due Parti con il beneplacito della logica.
Potremmo non sentirci autorizzati a intervenire in questo modo perché, per definizione, la traduzione deve essere l’esatta trasposizione dell’originale. Ma se un testo è destinato alla stampa o alla pubblicazione, oppure ha un valore vincolante come nel settore legale, l’errore potrebbe provocare danni rilevanti.
Per questo ritengo che sia giusto avere spirito d’iniziativa e dimostrarci degli autentici mediatori della comunicazione.
Eva
Traducendo saggistica scientifica, mi sono posta il problema un sacco di volte. Capita spesso che i dati numerici siano sbagliati, ma in quel caso non mi preoccupo troppo e sostituisco con i dati corretti, magari segnalando al redattore che sono intervenuta. Il vero dilemma l’ho avuto qualche tempo fa quando, traducendo un libro su argomenti molto tecnici che conoscevo bene, ho trovato in più parti veri e propri errori concettuali. Una mia amica e collega mi ha detto di avere l’abitudine di scrivere direttamenteagli autori, chiedendo loro come comportarsi nei vari casi di errori e sviste; io però confesso che quella volta non me la sono sentita, perché temevo che l’autore non reagisse benissimo… Alla fine, mi sono data la seguente regola: dato che, in un testo di divulgazione, l’obiettivo dell’autore (almeno in teoria) è quello di comunicare concetti per la comprensione dei quali ipotizza il lettore abbia bisogno – o piacere – di essere “accompagnato”, correggere eventuali errori asseconda l’obiettivo dell’autore e non lo tradisce. Quindi, quando sono sicura di aver individuato un errore e di poterlo correggere apportando un miglioramento al testo, correggo. Però ogni volta è un patema!
Raffaella Lippolis
Hai proprio ragione, Eva, ci facciamo molti scrupoli in situazioni di questo tipo perché una vocina dentro di noi ci ricorda il dogma della fedeltà all’originale. Tuttavia, in quanto “ponti” della comunicazione, dovremmo assicurarci anche di trasportare le intenzioni e gli obiettivi dell’autore.
Ti ringrazio per aver raccontato la tua esperienza! 🙂
Sabrina Tursi
Sono traduttrice giuridica, l’errore negli atti da tradurre è sempre dietro l’angolo. Io non correggo mai un testo di mia iniziativa, semmai lo segnalo al cliente (e lo faccio per iscritto) e correggo la traduzione solo se viene corretto anche l’originale. Sul fatto che l’errore vada segnalato non ho dubbi, essendo il nostro un servizio di consulenza. Buon lavoro
Raffaella Lippolis
Grazie, Sabrina, per il tuo prezioso contributo! Buon lavoro a te. 🙂