Viaggiare apre la mente ed è un’esperienza che tutti dovrebbero concedersi. In effetti, chiunque può permettersi di viaggiare con un budget modesto, il che è decisamente un progresso rispetto a qualche decennio fa.
Ma il flusso turistico ormai esponenziale ha anche i suoi lati negativi, come l’overtourism, ossia l’eccesso di turisti e il conseguente impatto sulla comunità locale (pensa a ciò che accade con le navi da crociera a Venezia).
Il profilo del turista in questi casi: non rispetta la cultura del posto, si siede in punti in cui è vietato, tocca oggetti o porta via qualcosa anche se non è consentito, getta rifiuti, sporca, inquina, fa baccano.
Secondo l’Organizzazione mondiale del turismo, gli arrivi di turisti internazionali saranno pari a 1,8 miliardi entro il 2030, quindi la situazione potrebbe precipitare ulteriormente.
Ciò non significa che bisogna scoraggiare i turisti e disincentivare al viaggio. Però vorrei invitarti a riflettere su un punto trascurato che oggi alimenta questo fenomeno e che rivela quanto possiamo fare in prima persona.
Perché viaggi?
Qual è il reale motivo per cui parti per una destinazione in particolare?
Aprire i tuoi orizzonti, visitare un luogo in cui non sei mai stato, rilassarti: queste risposte sono sempre valide, però deve esserci qualcosa di più che ti spinge a scegliere una meta piuttosto che un’altra.
La tendenza generale è la spettacolarizzazione della personale esperienza di viaggio:
- scattare selfie che mettono in secondo piano lo scenario, il panorama, il monumento;
- farsi immortalare in una posa studiata in un luogo simbolico o dalla palette perfetta per Instagram;
- postare scatti e video sui social in cui il soggetto appare al meglio nel luogo di vacanza e magari finge di fare tutt’altro o di guardare da un’altra parte;
- il luogo è un mero sfondo, al centro dell’attenzione c’è il soggetto.
Qual è il tacito e reale obiettivo di questo atteggiamento? Avere una prova di essere stato proprio lì da sfoggiare davanti agli altri.
Come dice Eduardo Santander, direttore della European Travel Commission, “La vera domanda è: vuoi davvero andare in un posto oppure vuoi dimostrare agli altri di esserci stato?“.
Le tariffe aeree sono in genere accessibili, con le piattaforme online la prenotazione è immediata, così un numero crescente di persone è disposto ad andare dall’altra parte del mondo semplicemente per farsi immortalare in un canyon, in una foresta tropicale, in un tempio orientale.
Vuoi far vedere agli altri che anche tu sei stato in quel posto instagrammabile apparso nel tuo feed? Con il geotag di Instagram ottieni facilmente la mappa che ti interessa: non occorre conoscere la cultura locale, leggere una guida o cercare informazioni approfondite sul luogo. Accedi facilmente alla mappa, prenoti il viaggio, ti fai immortalare proprio lì, posti la foto sui social ed è fatta: like, commenti di utenti che ti invidiano, apprezzamenti, momenti di gloria da wannabe influencer.
Capisci qual è il punto della questione?
Questa esperienza di viaggio ti lascia sulla superficie delle cose. Un paragrafetto letto su una destinazione da sogno o il selfie dell’amico nella piscina a sfioro di Santorini non dovrebbero essere la forza motrice che ti spinge a metterti in viaggio.
Cosa puoi fare in prima persona per diventare un turista migliore
- Innanzitutto mostra buon senso e rispetto per la cultura locale, che non sono mai fuori moda. Anzi, stanno diventando una perla rara.
- Chiediti cosa vuoi vedere davvero di quel posto: cosa vuoi fare, provare, imparare proprio lì. Non visitare quel luogo perché lo fanno tutti, pianifica il viaggio per sfruttare al meglio i giorni che hai a disposizione.
- Abbandona i sentieri battuti. Non puntare sulle attrazioni più turistiche, cerca qualcosa di insolito, amplifica i sensi per lasciarti stupire dal nuovo posto che stai visitando.
- Coltiva una curiosità genuina sulla destinazione non dettata dalla cultura del selfie e del “ci vanno tutti, devo andarci anch’io”.
Viaggiare non è un elenco di luoghi che hai visitato da mettere in mostra davanti agli altri. È un privilegio, una fonte di ricchezza personale, ti cambia, ti riempie gli occhi, ti fa scoprire nuovi profumi e sapori, suoni mai uditi prima, persone, luoghi, abitudini, tradizioni e bellezze che diventano parte del tuo patrimonio personale. Sarà questo il bagaglio che porterai sempre con te per tutta la vita, non il trolley.
Perché, come dice il proverbio cinese, quando torni da un viaggio non sarai mai la stessa persona di prima.