Prima o poi, caro freelance, ti capita l’amico cliente. Un amico ha bisogno del tuo servizio professionale e si rivolge a te senza pensarci due volte. E lo fa perché ti conosce, perché si fida.
Sembra che metà dell’opera sia già alle tue spalle, visto che non hai dovuto sudare per ottenere il lavoro e conquistare la fiducia di un cliente sconosciuto. L’amico sa come lavori, quali sono le tue competenze, magari in passato ti ha portato qualche prezioso cliente innescando il passaparola.
Ma l’amico è il migliore o il peggior cliente del freelance?
Forse dipende dall’amico. Ma dipende anche dal freelance.
Quando il tuo amico diventa il tuo cliente, le circostanze si complicano. Le variabili in gioco sono tante, spesso irrazionali, e danno vita a situazioni di questo tipo:
- Grazie all’amico hai ottenuto un ottimo cliente. Così ora ti senti in debito nei suoi confronti e pensi di dovergli un favore.
- L’amico si aspetta che lavori gratis, in quanto amico.
- Per te è difficile farti pagare. In fondo si tratta di un amico, perché dovrebbe?
La soluzione a tutto questo è una sola: l’amico ti deve pagare perché è un cliente!
Si tratta pur sempre di lavoro, il tuo lavoro, quello con cui ti guadagni da vivere. E come tale va retribuito.
Probabilmente ti senti a disagio nel presentare la fattura al tuo amico, provi persino un senso di colpa. Ma questo non giustifica il fatto che il lavoro debba essere svolto gratis.
Se proprio vorresti ricambiare un favore (?), offrigli una cena, un film al cinema, dagli un passaggio in macchina. Insomma, hai capito.
Pensaci: se avessi un amico che fa il dentista, credi davvero che non sborseresti neppure un centesimo per la sua prestazione professionale?
Il modo di venire incontro al tuo amico cliente c’è. Potresti applicare una tariffa ridotta per la tua consulenza o il servizio svolto, oppure fornire un servizio extra in omaggio, soprattutto quando il lavoro per lui è occasionale e non quando si tratta di una collaborazione continuativa.