Un torbido chiarore attraverso l’oscurità

“È la vita stessa, è il movimento preso dal vivo”.

Così riportava la prima cronaca cinematografica pubblicata sul quotidiano francese La Poste il 30 dicembre del 1895.

Sono passati 125 anni da quella prima proiezione di una pellicola grazie al cinematografo, inventato dai fratelli Auguste e Louis Lumière. Era La sortie de l’usine Lumière à Lyon (L’uscita dalla fabbrica Lumière a Lione), il primo film mostrato a un pubblico pagante.

Da allora l’evoluzione del cinema è stata inarrestabile: gli effetti speciali introdotti dall’illusionista Georges Méliès, il cinema muto e poi l’avvento del sonoro e del colore, il declino dei film in bianco e nero; la distribuzione mondiale, il doppiaggio, il moltiplicarsi delle sale e delle scuole cinematografiche, i premi e i festival, kolossal, saghe, blockbuster, la legge del box office.

La Settima Arte è diventata un’industria complessa in pochi decenni.

Dal grande schermo siamo passati a schermi sempre più piccoli, a partire dall’home video.

Per citare la diva Norma Desmond di Sunset Boulevard (Viale del tramonto), “è il cinema che è diventato piccolo”.

Così VHS, DVD e Blu-ray hanno consentito di replicare la magia del cinema a casa propria.

Ma diciamo la verità.

Non è mai come al cinema.

Oggi quasi tutte le sale cinematografiche del mondo sono chiuse a causa della pandemia.

In questi mesi la magia si è interrotta e la conseguente crescita esponenziale delle piattaforme di streaming video sembra irrefrenabile.

Dov’è finito l’incanto della Settima Arte?

Svanito. Perché è possibile soltanto nella sala buia, circondati da una platea di sconosciuti.

La narrazione per immagini non può essere troncata dal tasto “pausa”, da una notifica sullo smartphone, da altre attività svolte durante la visione distratta, come avviene quando si guarda un film a casa, trasmesso in tv o su un altro dispositivo.

Proprio come lo spettacolo dal vivo, il cinema è un’àncora nel presente. Quando guardi un film al cinema, condividi un’esperienza irripetibile con decine di persone estranee che in quel preciso momento sono i tuoi compagni di viaggio.

Lo schermo bianco che prende vita nella sala buia non è soltanto una proiezione. Nell’immobilità, guardi e ascolti, mentre il mondo esterno si dissolve e dimentichi dove ti trovi.

Oggi ne abbiamo bisogno più che mai.

In questo periodo oscuro, è una luce irrinunciabile.

Del resto la lumière, la luce, è già nel cognome dei fratelli pionieri.

Quel fascio lucente proietta tutte le nostre speranze, angosce, paure, gioie, ossessioni, desideri.

Lo schermo luminoso diffonde un torbido chiarore attraverso l’oscurità.
Robert Smithson

A volte il testo da tradurre non basta

Quando il cliente chiede il preventivo per una traduzione, è essenziale che il traduttore possa prendere visione del testo da tradurre. Pertanto è sempre meglio inviare il documento integrale in allegato.

Talvolta potrebbe bastare un estratto, ma è sempre meglio di niente.

Come traduttrice freelance, non accetto mai progetti a scatola chiusa. Ho bisogno di consultare il testo da tradurre per verificare una condizione essenziale: rientra fra le mie competenze?

Nello specifico, la traduzione di cui dovrò occuparmi deve soddisfare queste due condizioni:

Però a volte il testo da tradurre non è sufficiente: il traduttore ha bisogno di altro per contestualizzare il tutto.

Un aiuto fondamentale arriva da guide di stile, eventuale glossario e terminologia già approvati dal cliente.

Traduzione e localizzazione di una piattaforma

Se bisogna tradurre e localizzare i contenuti di una piattaforma online, sarebbe meglio fornire accesso provvisorio al traduttore. Infatti potrebbe trattarsi di una piattaforma privata a cui si accede soltanto registrandosi perché ciascun utente avrà un account a disposizione.

Come si fa a capire dove saranno inseriti i testi da tradurre? Si tratta di un pannello di controllo?

Call to action, voci di un moduli da compilare, barra e menu di navigazione sono soltanto alcuni elementi che potrebbero creare problemi se il traduttore non ha la possibilità di visualizzare il modo in cui sono disposti i contenuti da tradurre in ciascuna pagina.

L’importanza delle immagini

I sottotitoli

Il video è imprescindibile per tradurre i sottotitoli di un film, una serie tv o un documentario in italiano. La precisione e l’accuratezza dei sottotitoli dipendono dalle immagini di riferimento per chiarire eventuali ambiguità. Ad esempio, quando si traduce dall’inglese o dal francese, si pone la spinosa questione della traduzione di “you” o “vous” in italiano: grazie al video posso capire se chi pronuncia una battuta e utilizza “you” o “vous” si riferisce a un solo interlocutore che ha di fronte o a più persone. In molti casi si può dedurre dalla narrazione, in altri l’ambiguità resta.

Le descrizioni prodotto

Quando si traducono i contenuti di un sito e-commerce, le immagini aiutano il traduttore. Pertanto è sempre meglio poter vedere le immagini che accompagnano le descrizioni prodotto: capi di abbigliamento, articoli di pelletteria, accessori come borse, cappelli e scarpe… Nell’ambito della moda (e non solo) l’immagine consente di fare luce sui dettagli degli articoli tradotti.

Guide turistiche, brochure e itinerari di viaggio

Le immagini sono un ausilio prezioso anche in ambito turistico. Nella traduzione dei contenuti di questo settore, spesso ci sono passaggi con descrizione di monumenti, castelli e chiese. Ma anche specie vegetali, come in una traduzione relativa ai giardini ornamentali. Guardare le immagini dei luoghi descritti – e sognare a occhi aperti 🙂 – aiuta l’immaginazione ed è un supporto alla creatività.

Gli eroi tra cinema, Carnevale e realtà

Il 28 gennaio ci sarà la prima sfilata del Carnevale di Putignano, la principale attrazione turistica del mio paese, che quest’anno giunge alla 624^ edizione.
È il Carnevale più antico d’Europa dove spiccano i carri allegorici realizzati in cartapesta che mettono in evidenza la maestranza artigianale del paese.

Di solito i carri si ispirano alla politica e alla società, ma da qualche anno l’allegoria è accompagnata da una scelta tematica. Infatti ogni anno la Fondazione del Carnevale impone un tema comune per tutti i carri.
Mi è piaciuto molto il tema scelto nel 2016, la Diversità, ma anche quest’anno l’ispirazione è davvero stimolante. Il tema? Gli eroi!

Il mondo del cinema è letteralmente invaso dagli eroi. Tra Avengers, Justice League, X-Men e compagnia bella, la tendenza attuale è l’incontro/scontro tra gli eroi stessi in blockbuster che celebrano la coralità.
Non amo molto questi film, devo ammetterlo. Alcuni mi sono piaciuti diversi anni fa, ma ormai c’è una vera e propria saturazione di eroi e supereroi al cinema che mi ha stufato.

Chi è l’eroe?
In genere è un semidio che compie gesta leggendarie oppure un uomo dotato di virtù straordinarie e coraggio esemplare.
Dalla mitologia al cinema, l’eroe (o il supereroe) è una figura salvifica celebrata, ammirata e invocata dai comuni mortali.

Gli eroi del quotidiano

Ricordi le bellissime parole che Zia May rivolge a Peter Parker in Spider-Man 2 di Sam Raimi?

Io penso che ci sia un eroe in tutti noi… Che ci mantiene onesti, ci dà forza, ci rende nobili… E alla fine ci permette di morire con dignità. Anche se a volte dobbiamo mostrare carattere e rinunciare alla cosa che desideriamo di più. Anche ai nostri sogni.

Confesso che questa è la figura dell’eroe che preferisco. L’eroe a misura d’uomo, con le sue debolezze e i suoi difetti. Ma che è in grado di insegnarti qualcosa.

Senza dubbio c’è bisogno di eroi nel mondo in cui viviamo che va sempre più alla deriva. Eppure non occorre alzare lo sguardo al cielo. Basta guardarti intorno e probabilmente troverai quella figura che ti ispira a dare il meglio di te.

Per me ci sono due riferimenti essenziali: gli insegnanti (soprattutto alcuni dell’università) da cui ho appreso il valore dell’impegno, della disciplina e del merito, ma soprattutto i miei genitori.

Lo spirito di sacrificio, l’abnegazione, l’umiltà, l’amore per il lavoro, la responsabilità, la gratitudine: sono soltanto alcuni dei valori preziosi che mi hanno trasmesso i miei genitori. Sono loro i miei eroi che hanno contribuito a fare di me ciò che sono nel privato e nel lavoro.

Niente fama, niente gloria, bensì il semplice desiderio di fare del proprio meglio nella vita di ogni giorno: un sogno di grandezza nel tuo piccolo.

Dimmi un po’, chi sono i tuoi eroi? 🙂

Le lingue straniere plasmano la tua identità

Sono la persona che sono grazie alle lingue straniere.

Ne parlo spesso con la gemella: quante esperienze non avremmo mai fatto se non sapessimo l’inglese? Quante persone non avremmo mai conosciuto?

E non parlo di lavoro, che ovviamente non farei se non fosse per le lingue. Ma penso alla dimensione più privata e alle passioni che coltiviamo.

Libri, cinema, musica, teatro. I miei interessi sono plasmati dalla conoscenza delle lingue straniere che mi consente di non limitarmi a una fruizione passiva o mediata. Invece posso toccare con mano, respirare e vivere esperienze legate ai miei interessi proprio grazie alle lingue.

Vedere film e serie tv in lingua originale, talvolta con i sottotitoli, può essere una delle esperienza più scontate che è possibile fare grazie alle lingue straniere. Eppure è una cosa molto preziosa, mentre per molti è insolita perché dicono di fare fatica a leggere i sottotitoli guardando contemporaneamente il video. Certo, non sta a me giudicare, però ho sempre ritenuto che basta farci l’abitudine. Un po’ come quando impari a leggere e inizialmente le lettere sono soltanto segni da decifrare, a cui devi dare un suono e che soltanto in un momento successivo ti fanno accedere al significato e, per estensione, alla comprensione del testo. L’abbiamo imparato tutti, no?

Il passo successivo riguarda la lettura. Un libro in lingua originale ha un altro sapore. Benché io sia traduttrice e sostenga che la traduzione letteraria sia uno dei patrimoni assoluti dell’umanità, quando leggo un libro in lingua originale mi emoziono ancora di più. Sono le parole dell’autore, scelte con cura, che sto leggendo. È la sua voce non filtrata da un altro codice linguistico. Le sue pause, le frasi meditate ed elaborate dalla sua mente.

E poi ci sono le persone. Quelle che conosci durante un soggiorno all’estero e che ti stupiscono per la cortesia e gentilezza dei modi. Gli artisti di fama mondiale che ascolti dal vivo e che raccontano aneddoti sulla loro esperienza musicale tra un brano e l’altro.

O come quando un cantante olandese canta (in inglese) per la prima volta in Italia durante un concerto intimo e poi hai il piacere di chiacchierare con lui sulla sua musica e di scoprire una persona molto riservata e dall’umiltà disarmante malgrado il palco sia la sua dimensione.

E il teatro?

Vedere gli attori recitare a teatro non ha paragoni. Certo, ci emozionano anche nei film o nelle serie tv, ma gli attori sul palcoscenico (e non doppiati in italiano!) sono sempre una scoperta.
Alla fine dello spettacolo, è così bello incontrare di persona i tuoi attori preferiti. E vedere quella luce che si accende nei loro occhi mentre li ringrazi per le emozioni che ti danno.

Per non parlare degli incontri inaspettati.

Una sera di settembre 2014, dopo aver visto uno splendido spettacolo teatrale a Londra con le amiche, abbiamo conosciuto uno straordinario attore inglese con quarant’anni di carriera. Da una stretta di mano e una chiacchierata fuori dal teatro ci siamo ritrovate due anni dopo a vederlo nuovamente in un altro spettacolo. E dal piacere di incontrarci ancora una volta è nata una conversazione di un’ora sulle nostre vite, scoprendo persino la nostra comune passione per Albert Camus.

Insomma, se non fosse per la lingua inglese…!

Francesi, tedeschi, americani, inglesi: è solo grazie alla conoscenza delle lingue che nuove persone di altre nazionalità e culture entrano nella tua vita e ti arricchiscono come persona, lasciando ricordi che custodirai per sempre nel cuore.

Spero che tutto questo possa dare una maggiore motivazione a chi si scontra con le difficoltà, i pregiudizi e la frustrazione dell’apprendimento delle lingue. In realtà ne vale la pena, non credi? 😉

Il traduttore vive nel futuro

Nel suo lavoro quotidiano, il traduttore supera il confine del presente per valicare un’altra dimensione temporale. Non si tratta di fantascienza, ma dello scenario affascinante in cui si immerge il traduttore professionista.

Hai mai pensato a questo aspetto intrigante?

Infatti il traduttore osserva da una prospettiva privilegiata contenuti che sbocceranno agli occhi del pubblico in un prossimo futuro. Si muove in due ambienti strettamente connessi fra loro, il dietro le quinte e l’anteprima. E per forza di cose vive nel futuro.

La professione del traduttore implica che questi venga proiettato nel futuro.

Pensa a un traduttore letterario: legge in anteprima il libro che dovrà tradurre e che poi sarà pubblicato nel mercato in cui opera. Una bella soddisfazione, vero?

Un discorso analogo riguarda il traduttore dell’audiovisivo, che traduce i sottotitoli di un film o di una serie tv che saranno disponibili in futuro nella sua lingua. Magari è un grande appassionato proprio di quella serie, oppure adora l’attore protagonista del film di cui traduce i sottotitoli. La possibilità di usufruire di questi contenuti in anteprima (ovviamente nella totale riservatezza!) è una delle gioie del traduttore specializzato in questo settore.

L’anticipazione è uno degli aspetti che preferisco della mia professione.

Quando traduco per il settore turistico, mi occupo di presentazioni di eventi e mostre che si svolgeranno in futuro, oppure di siti web, newsletter e brochure che si rinnovano in vista di una nuova stagione turistica.
Il turismo proietta sempre il traduttore nel prossimo futuro. In estate si traducono prevalentemente i contenuti per la stagione invernale. Così, mentre fuori ci sono più di 30 gradi e tendiamo a pensare al mare, la traduzione mi immerge nelle attività di un comprensorio sciistico oppure nell’atmosfera natalizia di destinazioni turistiche che prosperano nel periodo delle feste di fine anno.

Analogamente, durante i mesi invernali le traduzioni per il turismo riguardano la stagione balneare dell’anno successivo, o magari le nuove offerte di un resort o di un villaggio turistico per i mesi estivi. Così, con una tazza fumante accanto al pc e le mani congelate dal freddo, trascorro ore a tradurre le descrizioni di posti da sogno in riva al mare.

Il risultato? Un bellissimo senso di dépaysement quando distolgo gli occhi dallo schermo e mi ritrovo nel presente.

La moda è un altro settore in cui avviene qualcosa di simile. Il lancio di una campagna pubblicitaria, le collezioni stagionali e le tendenze che caratterizzeranno la quotidianità diversi mesi a venire corrono sempre a una velocità frenetica che trasforma il presente in passato.

Nell’ambito marketing scopri il dietro le quinte di un prodotto, traducendo la descrizione e le caratteristiche tecniche che magari verranno pubblicate su un sito e-commerce. E ti sembra di essere parte integrante del team che ha creato il prodotto finito dando il tuo piccolo ma prezioso contributo affinché questo possa essere commercializzato.

Insomma, magari potrà sembrare banale o scontato, ma per me tutto ciò rende stimolante questa professione ogni giorno.

Che ne pensi? 😀

Le voci nella testa

Molti studi sottolineano i benefici del bilinguismo, tra cui la capacità di identificare più facilmente la voce di qualcuno rispetto a chi parla una sola lingua: l’attenzione non è posta soltanto su ciò che si ascolta, ma vengono anche elaborate informazioni su chi parla.

Magari non sei bilingue, quindi non hai un genitore che parla un’altra lingua, né hai una conoscenza assolutamente perfetta di due lingue. Eppure io credo che la conoscenza approfondita di una lingua straniera possa contribuire a qualcosa di simile.

Esercitare ogni giorno l’ascolto della lingua straniera per lavoro e per interesse personale può renderti più sensibile all’ascolto della voce umana.

C’è chi ricorda facilmente un volto dopo averlo visto una volta soltanto e riesce ad apprendere ed elaborare meglio le informazioni grazie alla memoria visiva. Ma la stessa cosa avviene attraverso l’ascolto, che ti consente di memorizzare e archiviare le informazioni. Come quando scopri una parola straniera per te nuova e per ricordarla la pronunci ad alta voce diverse volte, oppure la ascolti a ripetizione. E così riesci a ricordare per sempre il suo significato.

All’inizio dell’anno ho visto l’ultima stagione di Sherlock, che ha introdotto gradualmente un personaggio femminile fondamentale nella serie e di cui abbiamo scoperto l’identità con un misto di stupore e meraviglia.
Quella rapida occhiata nella prima puntata mi aveva lasciato la sensazione “Dove ho già visto quest’attrice?”. Ma non ho approfondito temendo gli spoiler su Sherlock.

"Faith"

“Faith”

Per me la rivelazione è stata durante il secondo episodio, quando viene introdotto il personaggio di “Faith” Smith nello studio di Sherlock. Mentre lei parlava, è scattato qualcosa nel mio cervello: ho immediatamente riconosciuto la voce.

Era la stessa attrice che ho visto nell’Amleto con Benedict Cumberbatch a ottobre 2015. All’epoca ero seduta in fondo alla platea del Barbican Theatre di Londra e, anche se la visuale era ottima, gli attori sul palco erano piuttosto distanti.

Lei interpretava Ofelia e, dopo più di un anno da quando l’avevo vista recitare, ricordavo benissimo la sua voce. Anche se sia sul palco del Barbican che in Sherlock indossava una parrucca e i suoi lineamenti erano alterati dal trucco, come quello della psicologa di John Watson nell’episodio 4X02. Ottima mimesi e ottimo lavoro con la voce per interpretare diversi personaggi (in Sherlock era quattro donne diverse, o meglio una donna e tre identità fasulle).

Ma per me l’ascolto ha prevalso e, nonostante le parrucche e l’eccezionale trasformismo del personaggio, alla fine il colpo di scena per me non c’è stato semplicemente perché l’avevo riconosciuta dalla voce.

Ofelia

Ofelia

Qualcosa di simile accade quando guardo film e serie tv doppiati in italiano. Cercare di riconoscere i vari doppiatori è diventato una sorta di automatismo che in effetti mi distrae per qualche secondo da ciò che accade sullo schermo, perché mi concentro inevitabilmente sulla voce.
Riconosco subito il doppiatore italiano e lo associo agli attori a cui presta di solito la sua voce, come se nella testa avessi degli scompartimenti ad hoc per le voci che ascolto. 😀

Non so se sia una cosa diffusa, però credo che parlare lingue diverse e una certa predisposizione verso le lingue straniere possano aiutarti a identificare e riconoscere qualcuno semplicemente dalla voce.

Tu che ne pensi? Ti è capitato qualcosa di simile?

5 lezioni di vita tratte da Star Wars

A meno che tu non viva in una “galassia lontana, lontana”, sai bene che Star Wars è tornato finalmente sul grande schermo con una nuova trilogia iniziata con l’Episodio VII, Star Wars – Il Risveglio della Forza.
La saga più amata di tutti i tempi non ha bisogno di presentazioni, merita solo di essere vista e amata in modo del tutto personale: battaglie stellari, personaggi memorabili e ormai classici, creature aliene e simpatici droidi, storici colpi di scena, i misteri della Forza e il fascino del Lato Oscuro. L’universo di Star Wars trascende generazioni, culture, generi e tradizioni.

Tutti abbiamo sognato di impugnare una Spada Laser, ma ognuno di noi è ammaliato da alcuni dettagli della saga in modo del tutto personale. Un esempio? Un professionista delle lingue non può non amare C-3PO, il droide che conosce oltre sei milioni di forme di comunicazione, e provare una certa empatia quando fa da interprete fra culture diverse.

Il potere di Star Wars è proprio questo: suscita empatia, ci fa immedesimare in personaggi e situazioni fantastiche. È cinema allo stato puro.
Eppure non ci emozioniamo soltanto grazie al modo in cui la saga ci permette di abbandonarci alla fantasia.

Star Wars è soprattutto una fonte di ispirazione ricca di lezioni di vita. La sua grande eredità si rivela nei suoi insegnamenti profondi che possiamo mettere in pratica nella vita quotidiana, come l’importanza dell’umiltà, dell’armonia e dell’equilibrio delle cose, l’abbandono di preconcetti a favore dell’apertura mentale, la capacità di adattarsi alle circostanze.

L’universo di Star Wars offre spunti di riflessione per guardare il mondo e scrutare dentro di noi.
Anche se le scene significative sono tante, io ho scelto questi momenti, che riassumo in citazioni tratte dai film e in una scena sublime priva di dialoghi.
  1. “La paura è la via per il Lato Oscuro. La paura conduce all’ira, l’ira all’odio, l’odio conduce alla sofferenza.”
    Yoda
    Hai visto cosa è successo ad Anakin Skywalker. La sua caduta è cominciata dalla paura e, diventando Darth Vader, il Lato Oscuro ha consumato la sua esistenza.
    Ammetterlo non è un segno di debolezza: la paura è una presenza costante nelle nostre vite, esercita una certa influenza nel modo di pensare e di agire, condiziona le nostre scelte.
    Eppure la sfida è questa: la paura non deve esercitare il suo dominio. Devi imparare a non lasciarti consumare dalla paura. La sua ombra non cederà mai, ma deve restare tale. Altrimenti finirà per logorare la tua vita, lasciandoti in preda all’angoscia perenne e a emozioni distruttive.

  2. “Molte delle verità che affermiamo dipendono spesso dal nostro punto di vista.”

    Obi-Wan Kenobi
    Nel momento in cui Luke Skywalker scopre la vera identità di suo padre, il mondo gli crolla addosso. Prima della fatale rivelazione, si era fidato delle parole di Obi-Wan e aveva idealizzato la figura paterna.
    Impara a riconoscere che non esistono verità assolute, ma opinioni, giudizi, interpretazioni della realtà. Tutto dipende dalla prospettiva da cui guardiamo le cose. Quindi non illuderti di trovare certezze o soluzioni definitive a un problema, perché resterai deluso quando ti scontrerai con la realtà. E non limitarti a una sola prospettiva, prova a guardare il mondo da punti di vista diversi.

  3. “No! Provare no. Fare! O non fare. Non c’è provare!”

    Yoda
    Quando stai per affrontare qualcosa, tendi a pensare: “Ci proverò”. Ma il Maestro Yoda insegna a rivalutare questo atteggiamento mentale che induce a procedere per tentativi sperando di riuscire nell’intento.
    Perché? Si tratta di una dimostrazione di insicurezza, soprattutto quando ti trovi di fronte a una scelta. Esiti a muovere un passo in una direzione e quella titubanza condiziona il risultato.
    Allora decidi di fare quel passo oppure non farlo. Prendi atto delle tue scelte, mettiti in discussione. Non nasconderti dietro una scusa, ma decidi e agisci. Se vuoi raggiungere un obiettivo, l’indecisione non ti sarà d’aiuto. Saranno l’impegno, la risolutezza e l’azione a farti avvicinare al traguardo.

  4. Luke
    : “Non posso crederci!”

    Yoda: “Ecco perché hai fallito.”
    Durante l’addestramento per diventare uno Jedi, Luke impara da Yoda che un problema è insuperabile perché lo vediamo tale nella nostra mente.
    Esistono limiti che non puoi superare e spesso sei tu il primo a costruire gli ostacoli che ti sembrano insormontabili. Ma la fiducia in te stesso è il primo passo per andare oltre le tue aspettative.
    Se non credi in ciò che fai, chi lo farà? Credi in te stesso, abbi fiducia nelle tue capacità e potrai realizzare qualcosa che non pensavi fossi in grado di fare.

  5. E poi c’è questa scena.

Luke osserva i due soli che tramontano sul pianeta Tatooine. Insoddisfatto del suo presente, guarda lontano, sospira e contempla i due astri al tramonto, uno chiaro e l’altro scuro (i due lati della Forza?). Luke scruta l’orizzonte e conquista una nuova fiducia. La fiducia nel futuro.

Non è solo una delle scene più iconiche della storia del cinema, è anche un momento magistrale in cui ognuno di noi può immedesimarsi. Quante volte ti senti abbattuto, frustrato e desideri fuggire dal presente? La proiezione di questi desideri e del conflitto interiore è in quella scena. La brama di andare oltre, di scoprire cosa ti aspetta, di esplorare il tuo orizzonte.
Rifletti su quell’istante in cui desideri voltare pagina e veder tramontare un brutto momento della tua vita. E poi pensa a un nuovo inizio, indaga le tue aspettative sul futuro e continua per la tua strada con fiducia e con una nuova speranza.
E che la Forza sia con te!

Ricorda per sempre il 5 novembre…

Oggi è il 5 novembre e, come tutti sappiamo, questa data è commemorata nel Regno Unito per la Congiura delle Polveri, cioè il tentativo di Guy Fawkes e di un gruppo di cospiratori cattolici di far esplodere il Parlamento inglese nella notte del 5 novembre 1605.

Molti hanno però scoperto questa celebrazione grazie a un film, V per Vendetta, tratto dalla graphic novel di Alan Moore e David Lloyd. Così il 5 novembre è diventata una data celebrata in tutto il mondo da ormai dieci anni e la filastrocca “Ricorda per sempre il 5 novembre…” si ripete nelle nostre teste in questo giorno.

V per Vendetta è uno dei miei film preferiti. Tra le cose che più amo di questa pellicola, vi sono i numerosi riferimenti, citazioni, analogie e simboli che richiamano la storia, la letteratura, la politica, la musica e il cinema.

La simbologia principale del film è la V, associata spesso al 5, visto che “V” corrisponde al quinto numero romano. Ad esempio, la V e il 5 ricorrono nei nomi dei protagonisti: il rivoluzionario V, che indossa la maschera di Guy Fawkes, e Evey Hammond, nel cui nome compaiono la “v” e la “e”, ossia la quinta lettera dell’alfabeto.
E nel film ritroviamo la V e il 5 in moltissimi altri casi, dalla Quinta Sinfonia di Beethoven alla cella numero 5, dal personaggio di Valerie alle lancette dell’orologio del Big Ben…

Il momento più impressionante in cui compare la V è il monologo iniziale di V, quando l’uomo si presenta a Evey dopo averla salvata dagli uomini del Dito.
Nella carismatica presentazione la V si ripete di continuo. Questo passaggio ha rappresentato indubbiamente una grande sfida per la traduzione e l’adattamento.

Nella versione inglese del monologo, la V si ripete 53 volte:

Voilà! In view, a humble vaudevillian veteran cast vicariously as both victim and villain by the vicissitudes of Fate. This visage, no mere veneer of vanity, is a vestige of the vox populi, now vacant, vanished. However, this valourous visitation of a bygone vexation stands vivified and has vowed to vanquish these venal and virulent vermin vanguarding vice and vouchsafing the violently vicious and voracious violation of volition! The only verdict is vengeance; a vendetta held as a votive, not in vain, for the value and veracity of such shall one day vindicate the vigilant and the virtuous. Verily, this vichyssoise of verbiage veers most verbose, so let me simply add that it’s my very good honour to meet you and you may call me V.

Nella versione italiana del monologo, la V ricorre 48 volte:

Voilà! Alla vista un umile veterano del vaudeville, chiamato a fare le veci sia della vittima che del violento dalle vicissitudini del fato. Questo viso non è vacuo vessillo di vanità, ma semplice vestigia della vox populi, ora vuota, ora vana. Tuttavia, questa visita alla vessazione passata acquista vigore ed è votata alla vittoria sui vampiri virulenti che aprono al vizio, garanti della violazione vessatrice e vorace della volontà. L’unico verdetto è vendicarsi… vendetta… E diventa un voto non mai vano poiché il suo valore e la sua veridicità vendicheranno un giorno coloro che sono vigili e virtuosi. In verità questa vichyssoise verbale vira verso il verboso, quindi permettimi di aggiungere che è un grande onore per me conoscerti e che puoi chiamarmi V.

Il lavoro di traduzione e adattamento è grandioso nel riprodurre non solo il senso dell’originale ma anche la ripetizione della V, che ricorre spesso come iniziale, utilizzando un numero quasi equivalente di parole. E tutto ciò non avviene in uno sproloquio insensato, bensì in un monologo ricco di significato.

Niente più trucchi. Niente più menzogne. Solo verità.
V per Vendetta

Inside Out: traduttori ed emozioni a confronto

Ho visto Inside Out e l’ho trovato straordinario. È un film decisamente raro che, nella migliore tradizione della Pixar, arriva al cuore degli adulti più che dei bambini, grazie a un misto di maturità, delicatezza e profondità. Inside Out scava dentro di noi, ci fa immedesimare, ci incanta grazie a un’accattivante rappresentazione delle nostre principali emozioni: Gioia, Tristezza, Disgusto, Rabbia e Paura.

Se hai visto il film, anche tu sei rimasto conquistato dai personaggi che ritraggono le emozioni.
Io ho provato ad associare a ciascuna emozione alcuni stati emotivi del traduttore freelance. Così ho creato una sorta di Inside Out del traduttore.

Inside Out: la console delle emozioni del traduttore
GioiaGioia
  • Ho la fortuna di fare il lavoro che amo, nonostante alti e bassi.
  • Con la traduzione imparo ogni volta qualcosa di nuovo. Non è una cosa entusiasmante?
  • Ok, ho inviato il preventivo a un potenziale cliente. E ora: pensa positivo!
  • Ecco una bella soddisfazione: l’azienda per cui ho tradotto il catalogo di prodotti e i materiali pubblicitari è riuscita ad aumentare le esportazioni grazie alle mie traduzioni.
tristezzaTristezza
  • Peccato, pensavo che quel servizio che intendevo proporre oltre alla traduzione fosse interessante.
  • I miei tentativi di personal branding, di promozione e marketing non portano alcun risultato. Nessuno mi vuole.
  • Ho contattato mille agenzie di traduzioni, ma nessuna vuole lavorare con me.
  • I potenziali clienti non accettano i miei preventivi. Non sono in grado di negoziare.
DisgustoDisgusto
  • Grazie a quella virgola tra soggetto e verbo, ho deciso di non voler rispondere alla tua email.
  • Ma se nel CV ho scritto che non uso MemoQ, perché tu agenzia mi proponi un incarico in cui devo utilizzare questo CAT tool?
  • Va benissimo preferire Google Translate o un cosiddetto “traduttore” che ha trascorso un mese in Inghilterra e nella vita fa tutt’altro che tradurre. Senza dubbio costerà meno di me. Ma i danni che ne ricaverai ti costeranno decisamente caro.
  • Certo, vuoi che traduca un testo così pieno di errori grammaticali, refusi e inutili doppi spazi? Magari prova a riscriverlo e poi ne riparliamo.
RabbiaRabbia
  • Sì, sono un traduttore freelance. Sì, è un lavoro!
  • Tante grazie, Project Manager che mi chiedi se sono disponibile a tradurre un sito web e non mi hai neppure mandato il file sorgente per calcolare il preventivo. Quindi devo calcolare io il numero di cartelle senza una minima indicazione da parte tua?
  • Caro cliente che mi avresti pagato a 90 giorni: ne sono passati 120. Dov’è il saldo della mia fattura?
  • Il revisore ha nettamente peggiorato la traduzione, solo perché la frase da me tradotta e che lui ha contestato e modificato “suona meglio” nella sua versione.
PauraPaura
  • Il post-editing finirà per sostituire del tutto la traduzione professionale!
  • Non capisco la terminologia tecnica del testo di partenza. Perché mai ho accettato questa traduzione?
  • Sono passati già tre giorni dall’ultimo lavoro. Non riceverò più incarichi di traduzione, nessun cliente mi contatterà per il resto della vita!
  • Il Project Manager è soddisfatto, ma non molto soddisfatto della mia traduzione. Ho fatto un pessimo lavoro.

 

La lista di possibilità è infinita. E allora ecco una sfida: in base alla tua esperienza di traduttore freelance, prova ad aggiungere qualcosa. Scegli una o più emozioni e mettile a confronto con il tuo lavoro: gioia, tristezza, disgusto, rabbia e paura… di certo fanno parte della tua vita quotidiana di traduttore!

Dimmelo nei commenti. Il tuo contributo è prezioso!

Festival di Cannes: la svolta anglofona dei registi stranieri

Il Festival di Cannes 2015 ha inizio!

La sessantottesima edizione del festival è decisamente globalizzata, come rivela una curiosa tendenza: molti registi stranieri (anche gli italiani) hanno scelto di girare i loro film in lingua inglese. Su 20 film in concorso, solo tre sono diretti da registi madrelingua inglese: due americani e un australiano.

Eppure i padroni di casa sono in netto vantaggio, visto che la Francia schiera cinque film in gara. E poi c’è il trio italiano formato da Nanni Moretti, Matteo Garrone e Paolo Sorrentino. Ma due di loro e ben altri registi stranieri presentano pellicole girate in tutto o in parte in inglese.

Perché questa svolta anglofona al Festival di Cannes?

Nel corso degli anni il festival si è distinto per il modo in cui valorizza il cinema straniero, quello che parla lingue diverse. Ma Cannes 2015 presenta già sulla carta una vera e propria predilezione per l’inglese, con film anglofoni diretti da registi di varie nazionalità, come il curioso The Lobster del greco Yorgos Lanthimos, ambientato in un prossimo futuro in cui chi non trova un partner finisce per trasformarsi in un animale.

Queste pellicole anglofone dirette da registi stranieri sono accomunate da un ricco cast internazionale. Ad esempio, Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino ha per protagonisti due grandi attori, Michael Caine e Harvey Keitel. Discorso analogo per Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone e i suoi interpreti principali: Salma Hayek, Vincent Cassel, John C. Reilly e Toby Jones.

Il film di Garrone è basato su “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, una raccolta di fiabe scritte in dialetto napoletano. Come afferma il regista, anche noi italiani abbiamo scoperto il testo in una versione non originale, cioè nella sua traduzione italiana, perché il dialetto napoletano del diciassettesimo secolo non è alla portata di tutti. E girare Il Racconto dei Racconti in inglese permette a un pubblico ben più vasto di conoscere l’opera.

Il pubblico dei film stranieri è purtroppo in declino, quindi optare per l’inglese e mirare a raggiungere un maggior numero di spettatori nel mondo è una scelta legittima. E il Festival di Cannes è la migliore vetrina di lancio che si possa desiderare.