Che cos’è la localizzazione? Cosa c’è in comune tra la localizzazione e il cinema?
Chi non ha una particolare familiarità con l’industria della traduzione non sa in cosa consiste la localizzazione.
Localizzare significa adattare un testo, un prodotto o un sito web alle esigenze di un’altra cultura. Il prodotto localizzato è quindi destinato alla cultura di arrivo attraverso un processo di adattamento delle differenze culturali.
Un film può essere localizzato?
Sì. È il caso dei remake, quegli adattamenti cinematografici che differiscono per la nazionalità tra il film originale e il suo rifacimento. Il film originale può essere ad esempio danese (Non desiderare la donna d’altri di Susanne Bier) e poi adattato a un pubblico americano (Brothers di Jim Sheridan con Natalie Portman, Tobey Maguire e Jake Gyllenhaal).
Il fenomeno della localizzazione riguarda anche il cinema. Molti remake non sono semplicemente rifacimenti di film datati – classici e non – per attualizzare una storia a un pubblico diverso, come nel caso di Sabrina di Billy Wilder (1954) e il suo remake del 1995 diretto da Sydney Pollack; oppure Jane Eyre di Franco Zeffirelli (1996) e la sua versione più recente del 2011.
Spesso i remake consistono nell’adattamento di un film a una cultura specifica. Cambia il target e allora si adatta il prodotto cinematografico al pubblico di una cultura diversa, rendendolo accessibile a un maggior numero di spettatori che differiscono per gusti, usi, preferenze, conoscenza della settima arte rispetto al pubblico di riferimento del film originale.
Tra i casi più noti c’è The Departed di Martin Scorsese. Vincitore di quattro premi Oscar, la pellicola di Scorsese è tra le più acclamate degli ultimi anni. Ma non tutti sanno che questo film del 2006 è in realtà il remake di Infernal Affairs, film asiatico del 2002 con Andy Lau e Tony Leung. Anche se il film di Hong Kong ha riscosso un grandioso successo di critica, il suo potenziale di esportazione era limitato a un pubblico cinefilo.
Così Hollywood ha optato per una tendenza molto diffusa nel cinema americano: il remake di film di diversa nazionalità. E The Departed esercitava il suo appeal sul grande pubblico già a partire dall’illustre regista e dai nomi altisonanti del cast – Leonardo DiCaprio, Matt Damon e Jack Nicholson – fino al successo culminato agli Academy Awards.
Un altro esempio prestigioso di remake in questo senso è un classico del cinema, Per un pugno di dollari (1964). Il film di Sergio Leone è infatti l’adattamento in salsa spaghetti western di Yojimbo di Akira Kurosawa (1961) che, benché sia stata una pellicola di grande influenza per la settima arte, ha valicato i confini del Giappone e consolidato il suo prestigio grazie al remake diretto da Leone. E sappiamo tutti quanto Per un pugno di dollari sia stato fondamentale nella consacrazione della leggenda di Clint Eastwood.
Non mancano tuttavia esempi di remake americani di dubbia necessità, come The Next Three Days (2010) di Paul Haggis con Russell Crowe ed Elizabeth Banks, tratto dal thriller francese Pour Elle, debutto alla regia di Fred Cavayé con Vincent Lindon e Diane Kruger.
Spesso Hollywood non resiste alla tentazione di adattare film ben riusciti in prodotti che puntano a un ampio target, sacrificando spesso la qualità e adottando una strategia di globalizzazione. Un esempio fra i tanti: Anthony Zimmer con Yvan Attal e Sophie Marceau proposto in un remake che mirava al successo di massa grazie ai nomi di Johnny Depp e Angelina Jolie (il mediocre The Tourist).
La localizzazione al cinema offre risultati eterogenei, che spaziano da remake decisamente non necessari a pellicole di assoluto pregio che contribuiscono ad alimentare la qualità della settima arte.