Il blog ha un unico pubblico?

Dico subito la mia: no, un blog non può avere un unico pubblico.

Prima di aprire un blog, è opportuno riflettere sul target. Chi è il lettore ideale dei tuoi contenuti? Dipende dal tuo obiettivo.

In genere si decide di aprire un blog per intercettare potenziali clienti, ottenere visibilità online e diventare un piccolo riferimento per una nicchia, consolidando la propria reputazione.

Il blog è uno strumento importante per la tua attività e può rivelarsi molto utile alla tua vita professionale, soprattutto se sei un freelance.

Ma decidere per chi scrivere è una delle parti più difficili, perché il calendario editoriale e i contenuti saranno su misura del target che hai individuato.
Eppure ben presto ti rendi conto che i tuoi lettori costituiscono una realtà eterogenea.

Nel caso di un traduttore freelance che cura un blog, esistono due possibilità di target: i potenziali clienti e i colleghi traduttori. I contenuti più utili agli uni non sono poi così utili agli altri, in quanto si tratta di lettori con esigenze e interessi diversi.

Se decidi di scrivere per un determinato target, ti accorgi che alla fine riesci anche a intercettare altri lettori che magari non avevi in mente.

Cosa fare?
La cosa migliore è evitare un calderone di contenuti, un blog in cui scrivi di tutto senza dare il giusto peso a chi legge.
Invece potresti variare il calendario editoriale alternando gli articoli che possono risultare più interessanti ai potenziali clienti con quelli che attirano maggiormente i colleghi.

Un altro suggerimento? Aggiungi un tocco personale.

Non si tratta di raccontare i dettagli della tua vita personale, ma di dare un’anima agli articoli aggiungendo la tua esperienza. Racconta qualcosa che ti ispira nel tuo lavoro, aggiungi il tuo punto di vista su un argomento affrontato da altri, coniuga i tuoi interessi con spunti e riflessioni che possono risultare utili ai tuoi lettori.

Non è per niente facile, questo è vero. Però l’impegno è necessario come in tutte le cose.
Tu che ne pensi? Esiste soltanto un target per il blog?

“Scrivi qualcosa che valga la pena di essere letto o fai qualcosa che valga la pena di essere scritto.”
Benjamin Franklin

I miei post sulla vita da freelance

Nel mese di ottobre si celebra la European Freelancers Week, la Settimana Europea dei Freelance. E mentre in molte città di tutta Europa e online si svolgono dibattiti, incontri, seminari e conferenze su questo mondo professionale, ho pensato di condividere in questa pagina tutti i post che ho scritto in questi anni di blogging incentrati sulla categoria dei freelance.

Non si tratta dei post che riguardano strettamente la mia vita professionale di traduttrice freelance, bensì degli articoli relativi alla vita da freelance in generale.

Magari li hai letti già tutti in questi mesi, oppure qualcuno ti è sfuggito. Allora eccoli qui.

Se hai bisogno di motivazione, informazione, consigli, ispirazione o intrattenimento, spero che troverai ciò che cerchi. 😉

E se ti va, puoi lasciare un commento, condividere i post e raccontarmi la tua esperienza sulla vita da freelance. Perché la condivisione e il confronto arricchiscono ogni freelance.

Buona lettura!

Giornata Mondiale della Traduzione: a te la parola!

Oggi è la Giornata Mondiale della Traduzione. Per celebrare l’occasione, ho preparato un questionario per traduttori con alcune domande dedicate alla nostra professione. Anche se siamo professionisti che rimangono dietro le quinte della comunicazione, penso che sia giusto ricordare – almeno oggi! – che il nostro contributo lascia un segno nel mondo.

Le risposte alle domande del questionario sono decisamente ricche di spunti, come leggerai qui di seguito.
Grazie di cuore alle colleghe che hanno partecipato! Il contributo di ciascuna di voi è un’ispirazione perché, malgrado le difficoltà e alcuni disagi tipici della professione, la traduzione è libertà: consente a tutti di varcare confini altrimenti invalicabili.

Ecco i contributi delle traduttrici che hanno compilato il questionario.

Debora Serrentino

Le tue combinazioni linguistiche: Inglese > Italiano
La tua parola preferita (in italiano o in un’altra lingua di lavoro): Filologia, che è stata anche la mia specializzazione all’università.
Perché ami tradurre? Per due motivi: ho sempre sognato di farmi pagare per leggere. Inoltre amo le parole: l’origine, la storia, lo sviluppo, come cambia l’uso nel tempo.
Cosa non ti piace della tua professione? Per ora il non piacere si limita ad alcune specializzazioni (ad es. la finanziaria) per il resto il mio lavoro mi piace davvero.
“Traduco, ergo sumus” (Traduco, dunque siamo). Per te cosa significa? La traduzione unisce le persone nello spazio e nel tempo.
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Giuseppina De Vita

Le tue combinazioni linguistiche: Spagnolo > Italiano, Francese > Italiano
La tua parola preferita (in italiano o in un’altra lingua di lavoro): Comunicazione.
Perché ami tradurre? Perché ritengo che la traduzione sia metafora della costruzione di ponti che uniscono le terre, perché solo tramite essi la cultura diventa “universalmente usufruibile”. Partecipare a queste costruzioni tra le infinite Babeli odierne mi gratifica e appassiona, ecco perché amo il mio lavoro!
Cosa non ti piace della tua professione? Le deadline sempre troppo vicine!
“Traduco, ergo sumus” (Traduco, dunque siamo). Per te cosa significa? Traduco, dunque mi sento parte integrante della trasmissione culturale. Traduco, dunque mi sento viva. Traduco, dunque mi sento semplicemente me stessa. Traduco, ergo cogito, ergo sum.

Anna Gallo

Le tue combinazioni linguistiche: Inglese > Italiano, Francese > Italiano
La tua parola preferita (in italiano o in un’altra lingua di lavoro): Transcultural.
Perché ami tradurre? È sempre una sfida riuscire a trasportare un testo da source a target… e anche se le perdite nella traduzione sono inevitabili, è soddisfacente e gratificante, poi, aver superato gli ostacoli giungendo al testo di arrivo.
Cosa non ti piace della tua professione? Il poco tempo a disposizione, a volte, per rivedere bene il lavoro!
“Traduco, ergo sumus” (Traduco, dunque siamo). Per te cosa significa? Avere un testo a disposizione nella propria lingua è un aiuto immenso. Quindi anche se la perdita di qualcosa è inevitabile nella traduzione, i traduttori sono un po’ dei traghettatori, conducono le persone in un nuovo mondo, assaporando un’altra cultura, rendendola più vicina.

Francesca Felici

Le tue combinazioni linguistiche: Portoghese brasiliano > Italiano, Inglese > Italiano
La tua parola preferita (in italiano o in un’altra lingua di lavoro): Saudade.
Perché ami tradurre? Perché ogni traduzione è un mondo da scoprire che amplia i miei orizzonti.
Cosa non ti piace della tua professione? Tradurre testi mal scritti (purtroppo mi capita frequentemente).
“Traduco, ergo sumus” (Traduco, dunque siamo). Per te cosa significa? Il lavoro del traduttore è essenziale per la comunicazione, il confronto delle opinioni e lo sviluppo delle idee.
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Marta Scultz

Le tue combinazioni linguistiche: Inglese > Italiano, Spagnolo > Italiano
La tua parola preferita (in italiano o in un’altra lingua di lavoro): Serendipity.
Perché ami tradurre? Vorrei dire che amo tradurre per aiutare gli altri a capire un testo scritto in una lingua diversa, ma in realtà è perché mi piace da morire il lavoro di ricerca per la parola giusta al posto giusto.
Cosa non ti piace della tua professione? Cosa pensano di questa professione chi non è del settore.
“Traduco, ergo sumus” (Traduco, dunque siamo). Per te cosa significa? Per me tradurre è una forma d’arte, un modo per esprimere chi sono.
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Francesca Manicardi

Le tue combinazioni linguistiche: Inglese, Tedesco, Francese > Italiano
La tua parola preferita (in italiano o in un’altra lingua di lavoro): Wanderluster.
Perché ami tradurre? Mi piace analizzare i termini stranieri e fare ricerca per il corrispondente italiano più appropriato. Mi piace l’idea di poter aprire a chi non conosce le mie lingue di lavoro un mondo nuovo.
Cosa non ti piace della tua professione? Il fatto che spesso è bistrattata, non ben definita, regolamentata e conosciuta e che tra i colleghi ci sia poco spirito di condivisione e collaborazione.
“Traduco, ergo sumus” (Traduco, dunque siamo). Per te cosa significa? Le lingue sono l’espressione delle rispettive culture e traducendo si fanno conoscere alle persone che non le sanno nuovi modi di vivere, pensare, percepire la realtà.
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Patrizia Galletti

Le tue combinazioni linguistiche: Inglese > Italiano, Francese > Italiano, Spagnolo > Italiano
La tua parola preferita (in italiano o in un’altra lingua di lavoro): Piropo.
Perché ami tradurre? Perché vivo mille vite, vedo mille mondi.
Cosa non ti piace della tua professione? La solitudine.
“Traduco, ergo sumus” (Traduco, dunque siamo). Per te cosa significa? Siamo liberi di varcare i confini.

Chiara Bartolozzi

Le tue combinazioni linguistiche: Inglese > Italiano, Spagnolo > Italiano, Cinese > Italiano
La tua parola preferita (in italiano o in un’altra lingua di lavoro): Al momento sono fissata con “ELYSIAN”.
Perché ami tradurre? Perché tradurre mi permette di vedere la stessa cosa da due (o più) prospettive diverse. Come l’attore che sale sul palco, interpreti un ruolo. Devi entrare nell’ottica del testo che hai davanti. C’è la sfida di essere in grado di comprenderlo nella sua interezza, per come è stato pensato e redatto e riportarlo in un’altra lingua (solitamente la tua, ma nel caso di traduzioni attive è bello anche mettersi alla prova pensando e producendo in una lingua diversa dalla propria).
Cosa non ti piace della tua professione? La lotta continua per guadagnare credibilità. Le cose stanno migliorando, ma ancora fatichiamo per farci valutare nel modo giusto e per avere una tutela adeguata. Ci sono molti settori dove ancora si fa fatica a far capire l’importanza che ha l’avvalersi di un professionista che si occupi della traduzione (di testi, materiale vario, cataloghi, siti, ecc.) e di tutto il lavoro più o meno direttamente collegato a una lingua straniera.
“Traduco, ergo sumus” (Traduco, dunque siamo). Per te cosa significa? Che siamo tutti interconnessi. La traduzione ci permette di essere chi siamo ed essere compresi anche all’esterno. Il pensiero di uno – messo per iscritto – diventa il pensiero di molti (esagerando potrei azzardare un “di tutti”) ed è messo a disposizione della comunità.
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Elisa Copetti

Le tue combinazioni linguistiche: Croato, Serbo, Bosniaco > Italiano
La tua parola preferita (in italiano o in un’altra lingua di lavoro): Utočište.
Perché ami tradurre? Perché mi piace ricreare atmosfere.
Cosa non ti piace della tua professione? Il non guadagno.
“Traduco, ergo sumus” (Traduco, dunque siamo). Per te cosa significa? Molteplicità, differenza, comunità.
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Giuseppina Franich

Le tue combinazioni linguistiche: Inglese > Italiano
La tua parola preferita (in italiano o in un’altra lingua di lavoro): Lettura.
Perché ami tradurre? Perché amo leggere e talvolta si ha l’impressione di ricreare, collaborare alla stesura di un testo.
Cosa non ti piace della tua professione? Bisogna essere competitivi e io non lo sono.
“Traduco, ergo sumus” (Traduco, dunque siamo). Per te cosa significa? Dare un significato al proprio lavoro che contribuisce alla diffusione e conoscenza dei testi – in breve, alla cultura.

Clara Giampietro

Le tue combinazioni linguistiche: Inglese, Spagnolo, Russo > Italiano
La tua parola preferita (in italiano o in un’altra lingua di lavoro): Mare.
Perché ami tradurre? Traduco perché amo le parole. Traduco perché amo la mia lingua, l’italiano. Traduco perché la traduzione è parte di me, come il colore dei miei occhi. Traduco perché la traduzione mi fa sentire libera. Traduco per capire come funzionano le cose. Traduco per restituire un po’ di quello che ho imparato e che continuo a imparare.
Cosa non ti piace della tua professione? Seppure nell’ambito dei miei settori di specializzazione, preferisco variare il tipo di testi e argomenti da tradurre. Non amo molto quando mi capita di tradurre le stesse cose ripetutamente.
“Traduco, ergo sumus” (Traduco, dunque siamo). Per te cosa significa? Si è sempre tradotto e si tradurrà sempre. Libri, film, telefoni, dispositivi, automobili, macchinari, documenti, app, software, informazioni e molto altro ancora: la traduzione è una costante della nostra vita. È alla base di tutto ciò che siamo, pensiamo e facciamo, perché tradurre è comunicare. Quindi, la comunicazione esiste anche grazie al lavoro dei traduttori.
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Capire il lavoro freelance: una questione di muri

Quando incontro qualcuno che non vedo da un po’ di tempo, l’interlocutore medio non sa come porre domande pertinenti relative alla mia professione. Perché lavorare da casa può sembrare un’anomalia, visto che la “normalità” consiste nel lavorare otto ore al giorno, cinque giorni su sette (ferie, permessi e malattie esclusi) in un altro luogo.

L’idea che io lavoro come traduttrice freelance appare piuttosto complessa per la maggior parte della gente.
E in questi anni mi è capitato di sentire la domanda: “Fai sempre lo stesso lavoro?”.

Dove lavori?

Una difficoltà che ho riscontrato quando spiego la mia professione riguarda proprio il luogo di lavoro.
Non so se sia una caratteristica dell’Italia meridionale, o magari la situazione è simile anche nelle altre regioni: sta di fatto che la concezione del luogo di lavoro è centrale. “X lavora in un’agenzia di assicurazioni”, “Y lavora in un’azienda che si occupa di moda bimbo”. Il focus è sempre sul luogo, mai sulla mansione.

Benissimo, lavori nell’azienda Z. Ma che lavoro fai? Qual è il tuo ruolo, quali sono i tuoi compiti?

Direi che è questo il punto della questione. Invece l’interesse generale riguarda il luogo in cui puoi semplicemente affittare il cervello per otto ore al giorno. Perché parliamoci chiaro: spesso è la realtà. Spesso non importano la produttività, gli obiettivi raggiunti, puoi anche procrastinare e non concludere nulla, tanto alla fine l’importante è che tu stia seduto alla scrivania e “far vedere che stai lavorando”.

Non voglio assolutamente generalizzare, visto che c’è gente che si impegna davvero al tremila per cento sul lavoro. Ma come scrive Emanuela Zaccone, “Siamo un paese in cui farsi vedere mentre si lavora conta più di ciò che si fa lavorando”.

I clienti e il mondo

Lavorando come traduttrice freelance, quasi tutti i miei clienti si trovano a centinaia di chilometri da me. E in molti casi i clienti sono all’estero, per lo più in Europa. È vero che ho qualche cliente in zona, eppure quest’ultimo elemento è quello più comprensibile agli occhi degli altri.

Un po’ di tempo fa, una persona mi ha chiesto se avevo trovato altri clienti nei dintorni. La domanda mi ha alquanto sorpreso, dato che il bacino di potenziali clienti di un traduttore è grande quanto il mondo intero. Però è vero che è più facile capire che hai un cliente a una decina di chilometri di distanza rispetto a un cliente in Francia o in Canada, e così via.

Si tratta di limiti mentali, della difficoltà di comprendere che ehi, un piccolo professionista può avere un cliente all’estero e anche oltreoceano. Non è una prerogativa delle grandi aziende o delle multinazionali.

Freelance: fri-cosa?

Freelance non è una brutta parola. Ma per alcuni lo è. E da un lato posso capirlo, visto che siamo il Paese dove l’inglese è inserito in tutte le salse (Jobs Act, stepchild adoption, solo per citarne due) anche laddove non sarebbe necessario; però “fa figo”.

Così, quando mi chiedono che lavoro faccio, adatto la mia risposta all’interlocutore. Per un cinquantenne o sessantenne sarebbe generalmente ostico interpretare l’espressione “traduttrice freelance”. E quindi dico: “Sono traduttrice e lavoro come libera professionista“.

Non c’è dubbio: si tratta di una questione di mentalità e, soprattutto, di muri da abbattere.

Riusciremo a cambiare prospettiva?

Ti ritrovi nella mia esperienza? Vivi qualcosa di simile quando parli del tuo lavoro?
Confrontiamoci, raccontami la tua esperienza nei commenti. Perché è bello sapere di non essere soli. 😉

La traduzione è donna?

Quando andavo all’università le studentesse in traduzione superavano nettamente il numero degli studenti. E credo che la tendenza sia rimasta la stessa ancora oggi.
Da quando lavoro come traduttrice freelance, ho riscontrato che le colleghe traduttrici sono di più dei colleghi traduttori.

Così mi sono chiesta: la traduzione è una professione prevalentemente femminile?

Ammetto che la domanda mi ha condotto verso un altro interrogativo: la traduzione è donna?

Per trovare una risposta, propongo una riflessione a partire da alcuni studi che affrontano la traduzione secondo una prospettiva di genere.

La Bella infedele

Sulla base della valenza femminile del termine “traduzione”, nel Seicento gli studi sulla traduzione in Francia coniano l’espressione delle traduzioni “belles infidèles“, focalizzate sulla cultura di arrivo: la traduzione bella, ben fatta, è infedele all’originale, mentre la traduzione fedele, quella letterale, parola per parola, è brutta.
L’idea richiama l’immagine della donna bella ma infedele in contrapposizione alla donna brutta ma fedele. E tutto ciò rientra nella sfera del matrimonio, con immagini di richiamo sessuale, fedeltà e tradimento.

Questa interpretazione è maschilista, come hanno sottolineato gli studi femminili sulla traduzione.
Prova a farci caso. Ancora oggi si parla di paternità di un testo, non di maternità. Con questa accezione il testo originale è maschio e alla scrittura dell’autore si contrappone l’attività derivata, quindi inferiore, della traduzione.

Infatti, se analizziamo il rapporto fra testo e traduzione, generalmente quest’ultima viene descritta come l’immagine dell’originale, lo specchio in cui il testo di partenza deve riflettersi.

La lingua madre

Un’altra affascinante prospettiva capovolge i ruoli. La traduzione non deve profanare la lingua madre, quindi il testo originale. La lingua, poiché materna, si riveste di un’immagine femminile: la fedeltà alla lingua madre deve essere preservata, così come la purezza del testo originale.

Ecco le immagini che si ripetono: bellezza, fedeltà, purezza. Si tratta di concetti associati alla figura femminile. Tutto questo basta a dire che la traduzione è donna?

Traduttore freelance e potenziale cliente: come fare una buona impressione

Il traduttore freelance è sempre alla ricerca di clienti: agenzie di traduzioni, aziende, privati, organizzazioni. La lista non finisce qui ed è decisamente varia.

Ma oltre a prendere l’iniziativa per intercettare potenziali clienti interessati ai suoi servizi di traduzione, talvolta è il cliente a contattare il traduttore per la prima volta. In questo caso l’email o la telefonata del potenziale cliente arriva grazie al passaparola, oppure come risultato dell’ottimo lavoro di personal branding del traduttore freelance, che raggiunge una certa visibilità online grazie al sito, al blog e ai suoi profili social.

Quando è il cliente a contattare il traduttore freelance, quest’ultimo deve fare di tutto per assicurare una buona impressione e dimostrarsi degno della fiducia che il potenziale cliente ha voluto accordargli alla sua prima richiesta.

Ecco i miei suggerimenti in base alla mia esperienza.

Rispondi con rapidità

I tempi di risposta hanno una grande importanza. Se il potenziale cliente ti ha mandato un’email, cerca di rispondere tempestivamente alla sua richiesta. Che si tratti di un preventivo o della possibilità di incontrarsi e discutere del progetto, dimostra la tua disponibilità rispondendo nel più breve tempo possibile.
Se il cliente ha contattato vari traduttori, quasi sempre il primo traduttore freelance a rispondere è quello che finisce per aggiudicarsi il lavoro.

Comunica con un linguaggio semplice

A meno che tu non abbia a che fare con un’agenzia di traduzioni, il potenziale cliente non conosce la terminologia specifica utilizzata dal traduttore freelance. Quindi spiega cos’è una cartella o un CAT tool, oppure non dare per scontato che il potenziale cliente sappia la differenza fra traduzione e localizzazione.

Usa un linguaggio chiaro e semplice, evitando i termini troppo tecnici, e comunica con un linguaggio comprensibile per il potenziale cliente.

Personalizza la comunicazione

C’è il cliente che non hai mai incontrato e con cui hai sempre lavorato attraverso lo scambio di email, ma c’è anche quello che ha bisogno di conoscerti di persona o che preferisce comunicare al telefono.

Il segreto per instaurare un ottimo rapporto è adattarti allo stile di comunicazione del cliente. Allora personalizza il tuo approccio comunicativo secondo le sue esigenze, facendolo sentire unico.
Poi è ovvio che, sebbene il tuo cliente preferisca una chiacchierata di lavoro a uno scambio di email, la parola scritta (preventivo, ordine, eventuale contratto, fattura) non deve mai mancare.

Cerca di essere la soluzione, non il problema

A volte il potenziale cliente ti contatta per un progetto relativo a un ambito di specializzazione che non ti appartiene o per una combinazione linguistica che non corrisponde alle tue lingue di lavoro attive e passive. Oppure vorresti accettare il lavoro, ma la richiesta arriva in un periodo in cui stai già lavorando a numerosi progetti con consegna imminente.

In quei casi in cui non puoi accettare il lavoro proposto, non diventare fonte di ulteriori difficoltà per il potenziale cliente, ma cerca di trovare una soluzione: proponi un altro collega, mettilo in contatto con un traduttore freelance che lavora con quel particolare settore o nella combinazione linguistica richiesta dal cliente e diversa dalla tua. Questa volta non otterrai il lavoro, ma il potenziale cliente sarà grato per la soluzione che hai fornito e si ricorderà di te. E magari in futuro ti contatterà di nuovo per un progetto che potrai accettare senza problemi.

Cosa ne pensi? Quali altri suggerimenti possiamo aggiungere per fare una buona impressione?

Suggerimenti utili per le vacanze del freelance

Sei un freelance e stai per andare in vacanza?
Ti lascio alcuni suggerimenti utili per le tue settimane di riposo: consigli da seguire e proposte da mettere in pratica per ricaricare le batterie.

“Aperti per ferie” è il motto che potrebbe campeggiare sul mio business estivo. Sì, la mia pausa vera e propria non sarà durante queste settimane afose, mentre più o meno tutti staranno in panciolle al sole.

Quindi, per quanto mi riguarda, i progetti di lavoro di questa estate sono i benvenuti.

Ma se tu ti stai preparando a qualche giorno o settimana di vacanza, sarebbe meglio ripassare alcuni suggerimenti specifici per le vacanze del freelance.
Perché se da un lato saresti portato a pensare che le vacanze sono il male perché “vacanze freelance = non fatturo”, dall’altro sai benissimo che è importante staccare e riposare per poi ripartire alla grande.

Allora ricorda innanzitutto di concludere ogni progetto in sospeso ed emettere le relative fatture ai tuoi clienti. Di certo sai che il saldo probabilmente lo avrai a settembre (se va bene), visto che il mondo si ferma ad agosto, soprattutto in Italia…

E poi leggi questi articoli scritti da colleghi freelance, ricchi di spunti e di consigli da seguire prima di andare in vacanza e di suggerimenti utili per gestire le tue giornate di riposo.

Freelance e vacanze: come organizzarsi. Checklist
Le vacanze del buon freelance
Cose da (non) fare se sei un freelance in vacanza
E ora dimmi, caro freelance: tu che farai per le vacanze estive?
Hai deciso di staccare, vero? Che progetti hai per l’estate?

I libri, la lettura e io

I libri rappresentano una compagnia preziosa della mia vita, una presenza costante che mi ha arricchito da bimba e continua ad arricchirmi da adulta.

Sin da bambina, poco dopo aver imparato a leggere, ho sempre adorato immergermi tra le pagine di un libro. E nel corso degli anni mi sono appassionata a generi diversi, ho esplorato luoghi e conosciuto personaggi che ormai fanno parte di ciò che sono e che spesso diventano un riferimento nella vita quotidiana.

Per me la lettura è un rifugio, una fuga, una scoperta. Ma la lettura è soprattutto condivisione.
Può sembrare una cosa paradossale, dato che leggere un libro è un’attività solitaria, uno dei rari momenti da dedicare a se stessi.

Eppure la lettura è sempre stata un’esperienza che amo condividere. Come i libri e gli scrittori scoperti insieme alla mia sorella gemella sin da quando eravamo bambine. E le preferenze così simili ancora oggi, che ci permettono di confrontare le nostre impressioni in uno scambio incessante e ricco di stimoli.

E poi grazie ai libri ho conosciuto persone meravigliose. Da una passione letteraria in comune sono nate amicizie profonde e oggi queste sono tra le persone più care della mia vita. Viviamo le stesse emozioni, insieme condividiamo interessi, affinità ed esperienze.

Magari è una cosa scontata: una traduttrice adora leggere. Senza dubbio l’amore per la lettura ha alimentato la mia passione per la traduzione, fino a decidere di consacrarmi a essa per lavoro. Sono certa che ogni traduttore ha accarezzato per un po’ l’idea di dedicarsi alla traduzione letteraria, finendo spesso per prendere altre direzioni. E poi i traduttori hanno un modo tutto loro di leggere i libri

Insomma, non posso fare a meno dei libri. Anche perché la lettura è il mezzo per conoscere sensibilità, modi di pensare e idee che alla fine diventano propri, come accade quando uno scrittore diventa uno dei massimi modelli di ispirazione della vita.

Le più grandi paure del freelance

La vita del freelance è un salto nel vuoto, perché deve affrontare le sue paure quotidiane con audacia.

Il freelance può sembrare un lavoratore avvantaggiato sotto vari aspetti: niente traffico per raggiungere l’ufficio in auto o con i mezzi pubblici, orari flessibili, nessun titolare o colleghi sgraditi ma inevitabili con cui condividere i giorni di lavoro. Eppure la vita da freelance ha una compagna quotidiana decisamente estranea al lavoro dipendente, che può contare sulla certezza della busta paga.

Questa compagna è la paura. A dire la verità, le più grandi paure del freelance sono due.

1. Non essere pagato

Concluso un progetto, il freelance invia la fattura al cliente e il calvario dell’attesa ha inizio. Il pagamento sarà puntuale? Quasi sempre la consegna del lavoro è urgente, ma le tempistiche del pagamento sono in genere dilatate.
Alcuni clienti virtuosi saldano la fattura dopo pochi giorni, in altri casi il pagamento avviene alla scadenza della fattura. E poi talvolta bisogna sollecitare il cliente con una telefonata o una mail (nel migliore dei casi), perché i tempi si allungano e il pagamento diventa un miraggio.

2. Non ricevere altre commissioni

Questa è un’ansia irrazionale ma difficile da tenere a freno. Appena termina un lavoro, il freelance cede al timore di non ricevere altri progetti da parte dei clienti. Magari alcuni lavori si accumulano nello stesso periodo, ma poi si susseguono giorni in cui non arriva nessuna richiesta nella casella di posta. Nessun preventivo, incarico, contratto e lavoro per giorni e il panico aumenta, suscitando dubbi e mettendo in discussione la motivazione. Si tratta del cosiddetto ciclo “feast or famine”, il periodo di grassa e di magra che si alterna nella vita del freelance.

Sono certa che esistono altre insicurezze, ansie e paure, ma credo che queste siano le più grandi.

Caro freelance, anche tu affronti timori simili nella tua professione? Come gestisci queste paure della tua vita quotidiana? Raccontalo nei commenti.

La mia esperienza al Cosmoprof 2015

Si è appena conclusa la mia straordinaria esperienza al Cosmoprof 2015 di Bologna in veste di interprete. E sono decisamente soddisfatta dell’esito della manifestazione anche nel mio piccolo.

Dal 19 al 23 marzo ho lavorato come interprete sia al Cosmoprof, l’evento internazionale della Cosmesi, che al Cosmopack, la fiera dedicata alla filiera produttiva dell’industria cosmetica.

I risultati generali della manifestazione fieristica si sono rivelati al di sopra delle aspettative, con un aumento di visitatori stranieri del 30% rispetto allo scorso anno.

E anche nel mio piccolo questa esperienza al Cosmoprof è stata ricca di stimoli, novità, incontri e soddisfazione sia sul piano professionale che su quello umano.

Questi sono i punti salienti della mia esperienza al Cosmoprof 2015:

  • Uscire dalla cosiddetta comfort zone è importante.
    Anche se lavorare come traduttrice freelance è una scelta di vita appagante, spesso bisogna lasciare la postazione quotidiana per vivere nuove esperienze, vedere nuovi posti e lavorare in un contesto diverso e, proprio per questo, molto stimolante.
  • Lavorare come interprete in questi giorni mi ha dato la possibilità di interagire con tante culture diverse, utilizzando le mie tre lingue di lavoro con interlocutori stranieri provenienti da ogni parte del mondo. Ad esempio, nell’arco di pochi minuti siamo passati dalla trattativa inglese <> italiano in presenza di un potenziale partner pakistano alla trattativa francese <> italiano con due francesi, per poi tornare all’inglese con l’imprenditore coreano… Insomma, un viaggio linguistico e culturale incessante che ho semplicemente adorato.
  • Stabilire nuovi contatti, scambiare i biglietti da visita e “sensibilizzare” il profano alla figura del traduttore, che non è solo una professione del settore editoriale (sì, mi hanno anche chiesto se traduco libri…).
  • Consolidare i rapporti professionali e umani con i clienti.
    Oltre a conoscere nuove persone, questa esperienza si è rivelata eccezionale anche grazie alle persone con cui ho lavorato. Perché talvolta capita di fornire un servizio a un cliente con cui magari non c’è una particolare intesa sul piano umano e il rapporto si esaurisce con la prestazione professionale.
    In questo caso, invece, ho avuto la fortuna di lavorare con persone che stimo, ammiro e rispetto e con le quali ho potuto condividere un’esperienza gratificante.
Se i giorni di Cosmoprof 2015 sono stati magnifici, è soprattutto grazie a loro.